Dott. Piero Boraschi, radiologo dell’Unità operativa di Radiodiagnostica 2 dell’Aou pisana: “L’impegno polmonare è paradossalmente semplice nei segni radiologici, ma complesso nell’interpretazione della loro genesi”
Pisa, 30 aprile 2020 – La “polmonite interstiziale” non sarebbe la causa principale del danno polmonare documentato nei casi più gravi di infezione da Covid-19, ma sarebbe invece la conseguenza di un danno vascolare primario multi-organo (nel polmone stesso, nel cervello o in altri organi). Questa teoria potrebbe anche spiegare perché in questi pazienti risultino maggiormente interessati i lobi polmonari inferiori, dove la perfusione è prevalente.
Questa l’ipotesi che il dottor Piero Boraschi, radiologo dell’Unità operativa di Radiodiagnostica 2 dell’Aou pisana, pone all’attenzione della comunità scientifica internazionale in una “Letter to the Editor” pubblicata sulla rivista americana Academic Radiology (Elsevier).
In questa lettera vengono segnalati i dati preliminari non ancora pubblicati di autopsie su pazienti italiani deceduti e positivi al Covid-19 nei quali è stata evidenziata la presenza di formazioni trombotiche e di vasculite nel polmone, nel cervello, nel cuore ed in altri organi.
Nella lettera del radiologo pisano vengono riportati, a supporto della sua ipotesi, anche alcuni passaggi dell’articolo “Imaging Features of Coronavirus disease 2019 (COVID-19): Evaluation on Thin-Section CT” di Guan C.S. et al. pubblicato sulla stessa rivista, dove si descrivono le caratteristiche delle immagini Tac di pazienti affetti da Covid-19 con le tipiche “opacità a vetro smerigliato” e il “crazy-paving pattern” (modello a pavimentazione irregolare) a prevalente distribuzione subpleurica e nei lobi inferiori di entrambi i polmoni.
Ebbene, secondo questo studio le “opacità a vetro smerigliato” possono essere dovute a lieve edema dei setti alveolari, iperplasia dell’interstizio, parziale riempimento degli spazi aerei o ad una combinazione di questi aspetti. Analogamente il “crazy-paving pattern” può essere correlato all’iperplasia dell’interstizio interlobulare e intralobulare. Questi autori sostengono inoltre che questi segni radiologici descritti siano molto simili a quelli visti in precedenza nelle infezioni da Sars- e Mers-coronavirus.
Per il radiologo pisano le manifestazioni alla Tac del torace possono variare nelle diverse fasi della malattia. Tuttavia reperti come le “opacità a vetro smerigliato” e i consolidamenti parenchimali non sono specifici per il Covid-19, ma possono essere osservati con numerosi agenti patogeni infettivi (ad esempio durante un’influenza epidemica) e in molte altre patologie non infettive.
Secondo la sua esperienza, l’impegno polmonare è paradossalmente semplice nei segni radiologici, ma complesso nell’interpretazione della loro genesi. Sebbene la presenza quasi costante delle “opacità a vetro smerigliato” e l’elevata incidenza del “crazy-paving pattern” nelle Tac toraciche di questi soggetti siano state etichettate come “polmonite interstiziale” (quantomeno nelle fasi iniziali di malattia), la loro genesi potrebbe essere attribuibile ad un danno vascolare a tipo vasculite trombofilica.
Solamente quando si avranno a disposizione dati autoptici definitivi su pazienti Covid-19 si potrà capire qual è il vero significato anatomo-patologico di questi segni di coinvolgimento polmonare. Questo sarà di grande aiuto per l’identificazione della terapia più efficace.