Covid-19: la battaglia tra le varianti del virus e la risposta immunitaria del nostro organismo. Ecco perché il vaccino aiuta a vincere
Intervista al prof. Fausto Baldanti, Direttore UOC di Microbiologia e Virologia Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, Direttore Scuola di Specializzazione in Microbiologia e Virologia, Università degli Studi di Pavia
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Pavia, 11 novembre 2022
Il Covid-19 e la sua evoluzione. Quante varianti abbiamo rilevato, e cosa ancora non sappiamo?
Il virus Covid-19 tende a variare e a evolversi: dalla Cina sono fuoriusciti due ceppi principali, uno da Wuhan e non si è diffuso. L’altro ceppo nato nell’area di Shangai, aveva una mutazione importante nella spike, la D614C, e ha dato origine a tutti gli altri ceppi. Si sono originate così numerose altre varianti in lotta tra loro per prevalere. Il primo territorio occidentale colpito è stata la Lombardia, attaccata simultaneamente da ben 7 diversi ceppi derivati dal ceppo di Shangai. Da lì in virus è mutato in tantissime varianti e sottovarianti, entrate in competizione tra loro per infettare la gente.
Verso la fine del 2020, quando tutta la popolazione mondiale non era ancora vaccinata, ma l’unica memoria immunologica era relativa alla guarigione dalla malattia, è emersa la variante Alfa a lungo dominante. Quindi sono arrivate in rapida successione le varianti Beta, Gamma e Delta, quest’ultima diventata dominante tra l’estate e l’inverno del 2021. A quel tempo la maggioranza della popolazione era già vaccinata,quindi, il virus venne contratto in maniera attenuata. In seguito, tutte queste varianti si sono estinte perché non hanno superato la barriera immunologica posta dal vaccino.
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Alla fine del 2021-inizio 2022 è emersa la variante Omicron, diversa da tutte le altre perché ha molte mutazioni nella spike. Questa caratteristica ha fatto sì che la Omicron infettasse sia vaccinati che guariti. La variante Omicron si è suddivisa a sua volta in tante sottovarianti, quelle che vediamo oggi.
Per capire bisogna immaginare un albero con tanti rami che via via seccano (le varianti dalla Alfa alla Delta), mentre resta vitale un solo ramo (la variante Omicron) che si suddivide in tanti rametti (le sottovarianti). È quello che viene definito “albero filogenetico”.
La continua mutazione del Covid-19 porta a un suo indebolimento? O si deve tenere sempre alta la guardia?
Come per altri virus osservati nella storia, il virus si adatterà col tempo all’organismo umano e l’organismo umano a sua volta si adatterà al virus. Quindi il virus tenderà a tramutarsi in uno dei tanti virus respiratori che affliggono le stagioni fredde. Ma quali siano i tempi di questo evento non lo sappiamo, perché è la prima volta che lo osserviamo. Non si sa se questa evoluzione avverrà nell’arco di un anno o di più tempo. Sicuramente la vaccinazione accelera questo processo perché stimolando la risposta immunologica in tutti i soggetti, costringe il virus ad adattarsi più velocemente.
Quello che osserviamo con la Omicron oltre alla elevata capacità di infezione e una più ridotta capacità di creare forme gravi. Infatti, se confrontiamo le forme severe relative alla Omicron e quelle relative alle prime varianti arrivate in Italia in assenza totale di memoria immunologica nella popolazione, la differenza è evidente. Tuttavia, non si deve dare mai nulla per scontato e si deve sempre tenere la guardia alta.
È possibile fare una previsione di cosa ci aspetta per questa stagione invernale?
Noi stiamo vivendo una stagione anomala, perché fa ancora molto caldo, le piante non hanno ancora perso le foglie e l’autunno è in grande ritardo. C’è al momento una scarsa circolazione di questo virus, ma sappiamo che quando inizierà il freddo il virus riprenderà a circolare. Vediamo cosa succederà quando le temperature inizieranno ad abbassarsi. Mi aspetto che ci sia una certa ripresa delle infezioni. Ma è una previsione difficile da fare, perché oggi siamo quasi tutti vaccinati. Quasi tutti hanno incontrato il virus, soprattutto la variante Omicron che ha infettato una larghissima parte della popolazione, lasciando dietro di sé una memoria. Quindi adesso abbiamo una memoria immunologica diversa dagli anni 2020 e 2021.
Le curve epidemiche che vediamo potrebbero essere sfalsate da questo autunno anomalo come temperatura. Ma va detto che il virus si trova ad avere un “pabulum”, (ossia un pascolo), cioè noi esseri umani, molto diverso dal passato perché c’è sicuramente una maggiore competenza immunologica diffusa.