Uno studio condotto dall’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr analizza come la fiducia nelle istituzioni e i canali di informazione incidano sull’intenzione di vaccinarsi. L’indagine è pubblicata sulla rivista Scientific Reports e mette in evidenza un atteggiamento positivo, anche verso i produttori farmaceutici. Si evidenzia una riduzione della propensione alla vaccinazione, pur mantenendo valori sufficienti, negli intervistati con livello di istruzione e reddito più basso
Roma, 21 giugno 2022 – Uno studio condotto da Rino Falcone dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Cnr-Istc) ha analizzato come l’interazione tra la fiducia nelle istituzioni e nei vaccini Covid-19, i canali di accesso all’informazione specifica, le motivazioni e le convinzioni personali sulla pandemia, abbiano impattato sull’intenzione di vaccinarsi.
L’indagine strutturata multiscala, pubblicata sulla rivista Scientific Reports e basata su un modello di tipo socio-cognitivo, mette in evidenza una sostanziale fiducia nelle istituzioni pubbliche nazionali per il 74,5% del campione intervistato (in misura maggiore che per quelle regionali e comunali, attestatesi al 9,3%), nelle autorità di regolamentazione nel 77,5% dei casi (come l’Aifa-Agenzia italiana del farmaco) e nei produttori farmaceutici (83,5%).
“Il nostro obiettivo principale era capire se e in quale misura gli intervistati avrebbero riposto aspettative positive nei vaccini in relazione alle politiche finalizzate alla loro diffusione e al ruolo dei mezzi di comunicazione utilizzati per la circolazione delle informazioni – spiega Falcone – Lo studio ha rivelato come la fiducia nelle autorità, nei produttori di vaccini, nelle fonti istituzionali e scientifiche, insieme con gli obiettivi collettivo-sociali e con la dipendenza dai media tradizionali per la raccolta di informazioni – utilizzati come canale preferenziale dal 70,3% degli intervistati – siano stati importanti elementi predittivi e decisivi, in ordine alla volontà di vaccinarsi. Inoltre, è emerso che la forte propensione alla vaccinazione viene meno, ma in forma minoritaria, soltanto negli intervistati con un livello di istruzione e di reddito più basso”.
Lo scenario da considerare, prima della pandemia e che rende ancor più interessante questa ricerca, è quello di un paese che ha consuetudine ad attribuire scarsa fiducia alle autorità politiche ma che conta comunque un basso livello di esitazione vaccinale.
“Questa indagine è stata condotta quando l’Italia stava affrontando la terza ondata di pandemia e la campagna vaccinale puntava a raggiungere gli obiettivi prefissati, nonostante che in Europa l’insuccesso del vaccino AstraZeneca PR15 stesse alimentando la diffidenza nei confronti dei vaccini – conclude Falcone – Questi risultati possono aiutare le istituzioni nelle compagne di comunicazione e promozione vaccinale. Resta da capire se questa risposta sia esportabile in altri ambiti, nei quali l’azione collettiva è altrettanto urgente, cosicché la difficile situazione che stiamo affrontando sia utile quale lezione per il futuro”.