Siena, 10 aprile 2020 – Nella pratica clinica risulta sempre più evidente la sovrapposizione dei sintomi e delle manifestazioni cliniche del tumore al polmone con quelli da Covid-19. Caratteristiche che richiedono una maggiore attenzione nella gestione delle cure.
Per far fronte all’emergenza gestionale di questi pazienti e fornire indicazioni utili sulle modalità di intervento, la prestigiosa rivista scientifica “The Lancet Respiratory Medicine” ha pubblicato un editoriale a firma del prof. Michele Maio, direttore Centro di Immunoncologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese e presidente di Fondazione NIBIT, insieme ai principali esperti a livello internazionale nel trattamento di questo genere di neoplasia.
“Già dalle prime fasi di infezione da coronavirus -spiega Michele Maio – le immagini radiologiche ottenute tramite TAC possono mostrare caratteristiche molto simili a quelle che si riscontrano nei pazienti con tumore al polmone in fase di progressione. Non solo, queste caratteristiche sono sovrapponibili anche alle polmoniti che si sviluppano tipicamente in questi pazienti a causa di infezioni opportunistiche”.
Evidenze importanti che rappresentano una sfida ulteriore nella corretta gestione delle persone con tumore al polmone, poiché a seconda della causa di queste manifestazioni cliniche corrisponderà un differente trattamento.
“A complicare ulteriormente questo scenario – prosegue Maio – ci sono i possibili effetti collaterali dei farmaci utilizzati per il trattamento del tumore al polmone. Fatta eccezione per le terapie a bersaglio molecolare, utilizzate solo nei casi in cui sono presenti particolari ‘firme molecolari’ nelle cellule cancerose, oggi il trattamento di questi tumori si fonda prevalentemente sull’utilizzo dell’immunoterapia”.
“L’utilizzo di questi farmaci – aggiunge la dottoressa Luana Calabrò, primo autore dell’editoriale e oncologo presso il CIO – è associato allo sviluppo di polmoniti nel 2% dei pazienti. Percentuale che nel caso del tumore al polmone è maggiore. Queste polmoniti hanno sintomi, quali tosse, difficoltà nel respiro, dolore toracico e febbre, molto simili a quelli di Covid-19. Caratteristiche che complicano ulteriormente la gestione del paziente in quanto risulta difficile discriminare l’infezione causata dall’impiego dei farmaci rispetto a quella da coronavirus”.
Partendo dal presupposto che non è possibile ritardare o evitare il trattamento, le modalità di intervento in questi pazienti dovrebbero tenere conto di diversi fattori.
“Anche la chemioterapia – prosegue Maio – può essere associata ad una maggior probabilità di sviluppo della polmonite, oltre ad avere effetti in generale negativi sulla funzionalità del sistema immunitario. Caratteristica che potrebbe esporre il paziente a maggiori danni in caso di infezione Covid-19”.
“Sul fronte esami da effettuare – aggiunge Maio – il consiglio è quello di sottoporre i pazienti che dovranno incominciare le terapie al test tampone per la ricerca di Sars-Cov-2. Test che deve essere ripetuto, a discrezione del team multidisciplinare, anche in corso d’opera per dirimere eventuali dubbi. Non solo, quando la curva epidemica di Covid-19 sarà nella sua parte terminale, questi test potranno essere sostituiti da quelli sierologici per valutare la presenza di IgM specifiche per Covid-19, utili per capire se c’è infezione in atto, e IgG per stabilire l’avvenuto contatto in passato con il coronavirus”, conclude Maio.