Uno studio di ricercatori di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Università Cattolica, campus di Roma. Implicazioni per la possibile contagiosità di queste persone uscite dalla quarantena. Ma non è chiaro se il tampone positivo sia indice di persistenza di contagiosità del soggetto
Roma, 28 ottobre 2020 – Ricercatori della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e dell’Università Cattolica, campus di Roma hanno dimostrato che quasi un paziente su 5 (il 16,7%) dei guariti dalla sindrome Covid-19 continua ancora a essere positivo al tampone per il coronavirus per alcune settimane.
È quanto emerso da uno studio pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine e condotto dal prof. Francesco Landi del Dipartimento di Scienze dell’Invecchiamento, Neurologiche, Ortopediche del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e docente Facoltà di Medicina e chirurgia all’Università Cattolica, campus di Roma.
Lo studio ha coinvolto 131 pazienti Covid-19: si è visto che 22 dei pazienti (16.7%), pur rispettando tutti i criteri per terminare la quarantena (assenza di febbre e due tamponi negativi), hanno presentato nuovamente tampone positivo dopo due settimane. La probabilità di restare positivi al SARS-CoV-2 è più alta tra coloro che presentano ancora dei sintomi.
La Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCSS ha attuato un servizio di assistenza post-acuta per i pazienti Covid-19 guariti e dimessi dall’ospedale per monitorarne la salute a lungo termine. Tra il 21 aprile e il 21 maggio scorsi un totale di 137 individui ufficialmente guariti dal Covid-19 sono stati coinvolti nello studio. Quasi tutti i pazienti (131) hanno ricevuto un nuovo tampone a giugno.
Ebbene, è emerso che diversi sintomi erano ancora frequenti nella popolazione di guariti: la fatica nel 51%, difficoltà respiratorie nel 44%, tosse nel 17%, indipendentemente dall’esito positivo o negativo del tampone effettuato a giugno. La probabilità di risultare ancora positivi al SARS-CoV-2 dopo la guarigione è risultata significativamente elevata tra coloro che ancora presentavano sintomi respiratori, come mal di gola e rinite (sintomi simili al raffreddore).
“Questo è il primo studio a fornire un dato certo sui pazienti (16,7%) ancora positivi al tampone dopo la guarigione – rileva il prof. Landi – Questi risultati suggeriscono che una significativa quota di guariti potrebbe essere ancora potenziale portatore del virus. In particolare, i guariti in cui persistono mal di gola e rinite dovrebbero evitare contatti ravvicinati, indossare la mascherina e possibilmente ripetere un ulteriore tampone”.
Tuttavia, sottolinea il prof. Landi in conclusione, “non è chiaro se il tampone positivo sia necessariamente indicativo di presenza del virus vivo e quindi infettivo nel soggetto guarito”.