Roma, 15 aprile 2020 – “Gentile Direttore, considerato il periodo devastante, dal punto di vista sanitario, che il Paese sta attraversando, il Sindacato Medici Italiani non intende fare polemica ma considera prioritaria la tutela del sistema sanitario e la salute di ogni singolo cittadino; per queste ragioni intendiamo porre la necessità del passaggio alla dipendenza per i medici convenzionati del Servizio Emergenza Territoriale 118.
Attualmente in tutta Italia i medici del 118 appartengono per la maggior parte alla categoria dei medici convenzionati, di conseguenza non hanno tutele come il riconoscimento della malattia, degli infortuni, della legge 104, sono pagati molto meno dei colleghi dipendenti (pur svolgendo lo stesso lavoro), hanno contributi pensionistici irrisori, lo stesso decreto cura Italia li tiene fuori.
I medici dipendenti, inoltre, con i quali lavorano fianco a fianco, sono transitati alla dipendenza grazie all’art. 8, 1bis della legge 299/99. Tale articolo non è più stato messo in pratica dalle Regioni per risparmiare, in quanto il costo aziendale di un medico convenzionato è minore di quello di un dipendente.
Adesso, in tutta Italia, sono circa tremila i medici del Servizio Emergenza Territoriale 118 convenzionati che attendono, ormai da anni, il passaggio alla dipendenza! Sono quelle figure mediche che svolgono il “lavoro sporco”; sono costantemente a contatto con i pazienti Covid, perché li trattano quasi sempre a domicilio; la loro attività permette di collaborare a ridurre il sovraffollamento dei pronto soccorso. Questi stessi medici inoltre trattano le patologie tempo dipendenti, lavorano fino a 300 ore al mese saltando i riposi (pagati poco più di 22 euro lordi all’ora).
Considerato lo sforzo economico che il Governo promette per il sistema sanitario con l’assunzione di neolaureati e specializzandi, con il richiamo in servizio addirittura di medici in pensione, chiediamo da subito il passaggio alla dipendenza per chi ha maturato 5 anni di servizio continuativi, con il riconoscimento dell’anzianità di servizio e della specializzazione “sul campo” (come già è stato fatto in passato per alcuni dei nostri colleghi più anziani).
La convenzione è nata per la medicina di famiglia e per gli specialisti territoriali, ed è stata estesa ai medici del 118 alla nascita del sistema di emergenza territoriale, quando ancora il medico aveva il compito di stabilizzare i parametri vitali e di accompagnare il paziente all’ospedale più vicino in quanto la funzione del 118 era essenzialmente di soccorso.
Dalla fine degli anni novanta ad ora la figura del medico del 118 si è evoluta: fa diagnosi, dispone delle prime cure, stabilizza le vie aeree e l’emodinamica del paziente critico, per poi accompagnare all’ospedale più adeguato per la patologia evidenziata (anche se la struttura è distante dal luogo dell’evento). La convenzione non è la tipologia contrattuale che si addice al lavoro usurante del medico del 118, alla necessità di formazione continua e di verifica costante delle competenze acquisite.
Il medico del 118 non può permettersi la libera professione, il lavoro ha tutte le caratteristiche del lavoro subordinato: fa i turni, timbra, lavora nei PS, ha un responsabile che firma i turni e le ferie! Non si capisce perché non debba essere tutelato come qualsiasi altro lavoratore dipendente. La sua vita forse vale di meno rispetto al dipendente quando si prende in faccia gli sputi dei familiari del paziente, quando viene picchiato, quando scende in un dirupo per portare aiuto al paziente, quando si trova in mezzo al traffico autostradale per intubare un paziente, quando rimane in isolamento perché si è ammalato di polmonite da Covid?
Perché tutto il sistema del 118 non può essere omogeneo con professionisti che abbiano da nord a sud del paese lo stesso profilo contrattuale e la stessa formazione? Perché un paziente, anche della stessa Regione, non ha il diritto di ricevere la stessa cura e lo stesso trattamento da ogni medico del 118?
Ogni paziente si sentirebbe molto più tutelato se ogni medico avesse le stesse tutele! Riteniamo inaccettabile che per preservare le finanze delle Regioni i medici debbano riceve trattamenti di serie A e di serie B! Si ponga fine a questa inammissibile discriminazione!
Pur rispettando tutte le altre categorie che rappresentano il SSN, il Sindacato Medici Italiani ritiene che il passaggio alla dipendenza per questi “soldati in prima linea” sia il giusto riconoscimento per chi in silenzio da decenni combatte e muore e si ammala sul campo senza tutele”.
Maurizio Borgese
Responsabile Nazionale 118 del Sindacato Medici Italiani