Coronavirus, perché alcune persone sono immuni. Al via studio clinico sull’interferone

Prof. Giuseppe Novelli, Genetista e Rettore dell’Università di Tor Vergata: “Abbiamo visto che un 10-12% dei malati gravi ha un deficit genetico nel produrre la prima linea di difesa, molecole che noi produciamo contro qualunque invasore, in questo caso l’interferone”

Roma, 26 gennaio 2021 – Alcune persone sono immuni al coronavirus. “Si tratta di ‘resistenti’ al coronavirus, persone che sicuramente sono fortemente esposte al virus e non solo non si ammalano, ma neanche si infettano” ha affermato il prof. Giuseppe Novelli, genetista e rettore dell’Università di Tor Vergata, intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Prof. Giuseppe Novelli

“Questa cosa esiste per tutte le malattie infettive, noi siamo diversi ognuno dall’altro e non sono mai esistiti su questa Terra due individui perfettamente identici, nemmeno i gemelli omozigoti. Abbiamo visto che un 10-12% dei malati gravi ha un deficit genetico nel produrre la prima linea di difesa, molecole che noi produciamo contro qualunque invasore, in questo caso l’interferone. Stiamo raccogliendo persone ‘resistenti’ volontarie che vogliono donare il loro Dna per farsi studiare. Ora sappiamo chi produce l’interferone e abbiamo fatto partire uno studio clinico per valutare se, quando e come è possibile utilizzarlo per coloro che ne hanno bisogno”.

“Nel mondo ci sono non soltanto i vaccini, ma anche 384 farmaci in fase di studio e di sperimentazione. Tra questi i monoclonali, due sono già in commercio in America. I monoclonali servono a curare i casi gravi, ma anche a dare una protezione temporanea, ad esempio di 2-3 mesi. In questo momento stiamo valutando anche come rispondono alle varianti”, ha concluso il prof. Novelli.

(fonte: Radio Cusano Campus)

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