Roma, 3 novembre 2020 – “C’è oggettivamente una pressione sui Pronto Soccorso, sui ricoveri e sulle terapie intensive. In questo momento c’è anche la fortuna di poter ricoverare soggetti in via precauzionale, avendo lo spazio per poter curare al meglio tutte le persone colpite. Si sente però l’affanno. L’elemento che deve preoccupare è la prospettiva teorica che non si debba arrivare a livelli di saturazione. È fondamentale una comunicazione che non sia polarizzata tra un’eccessiva minimizzazione e un eccessivo allarmismo che può portare ad un peggioramento della situazione in termini di richiesta non congrua di interventi. Siamo di fronte all’esigenza, da parte nostra, di considerare ogni contatto come un potenziale rischio di contrarre la malattia”, così il prof. Fabrizio Pregliasco, virologo, direttore sanitario ospedale Galeazzi di Milano, intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sul lockdown per anziani. “No all’isolamento degli anziani, ma servizi e facilitazioni per conservare, per tenere con grande attenzione le persone più fragili. Facilitare aspetti pratici riguardanti la loro mobilità, la fornitura di farmaci e beni di prima necessità”.
Sulle chiusure. “Non possiamo avere elementi che ci diano la certezza che chiudere tutto alle 16 sia meglio che alle 18. C’è solo un articolo su Lancet che ha cercato di fare un’analisi sugli interventi che sono stati fatti e le valutazioni fatte sono di ordine generale. La scelta politica è veramente difficile e bisogna valutare i risultati. Spero che la lieve flessione dei casi più gravi in pronto soccorso sia già un effetto dei primi provvedimenti varati nelle scorse settimane. Una disposizione nazionale a cornice che dia degli approcci oggettivi per eventuali modulazioni stringenti in alcuni territori credo sia qualcosa che dà chiarezza a tutti i cittadini. Ma al di là dei divieti lo sprone del Dpcm sta nel responsabilizzarci”.
L’Ordine dei Medici di Milano ha chiesto la chiusura. “È un grido rispetto alla stanchezza del personale sanitario che sperava di aver superato una situazione emergenziale e ora si vede un ricarico. È una situazione che va corretta e spero in un veloce approccio che sia di buonsenso e tenga conto della fattibilità, ma che rimarchi l’importanza della responsabilità dei singoli e anche un’urgente necessità di individuare spazi intermedi, come gli alberghi Covid per le persone che devono stare in quarantena in isolamento evitando i contagi intrafamiliari”.
(fonte: Radio Cusano Campus)