Roma, 24 marzo 2020 – “Nel Lazio in questo momento sono contagiati 94 medici: 84 a Roma, 6 a Latina, 2 a Viterbo e 2 a Frosinone. I dati però sono sottostimati, perché non tutti i casi sono stati denunciati e molti stanno ‘sfuggendo’ al controllo perché non si fanno i tamponi”. Così il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, Antonio Magi.
“Tra questi medici – prosegue Magi – ci sono specialisti che lavorano negli ambulatori, in particolare, delle Asl Roma 1, Roma 2, Roma 3 e Roma 6”. A preoccupare “molto” Magi non sono solo i dati che riguardano la Capitale: “Dal 12 marzo ad oggi siamo passati da 1.116 a oltre 5.280 operatori sanitari infetti – prosegue – Questo vuol dire che in 12 giorni si è quadruplicato in Italia il numero dei sanitari con Coronavirus, con una media di 400 operatori infetti al giorno e dei picchi giornalieri che hanno raggiunto quota 670”.
Il fenomeno, secondo il presidente dell’OMCeO Roma, è dovuto “sia alla mancanza di protezioni (e mi chiedo come sia possibile che vedo passeggiare in strada persone con le mascherine FFP3 destinate al personale sanitario, quando i medici non le hanno e neppure le aziende), sia al fatto di non aver eseguito su queste persone tamponi nel momento giusto. Così ogni medico infettato, nei 14 giorni precedenti, ha avuto la probabilità di infettare i pazienti, perché lui stesso non era a conoscenza di essere infetto”.
Quello che propone Magi, quindi, è di fare i tamponi al personale sanitario. “Ho discusso di questo con l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato – fa sapere – e lui mi è sembrato favorevole a fare i tamponi su alcune categorie di operatori sanitari, come per esempio quelli che hanno avuto contatti quotidiani con pazienti risultati poi positivi al Coronavirus. Intanto stiamo aspettando la fine di questa settimana, quando credo si concluderà la sperimentazione che sta portando avanti il Policlinico Gemelli di Roma per fornire un test rapido proprio agli operatori sanitari, che
potremmo poi estendere a tutti i colleghi. Ci siamo resi disponibili ad intervenire economicamente pur di tutelare i colleghi e ovviamente anche i pazienti”.
Magi sottolinea poi la necessità “di dare la possibilità agli specialisti delle Asl di contattare i pazienti che non sono urgenti, per capire quali sono le loro necessità, attraverso un triage telefonico. In un secondo momento si potrà poi decidere se far andare, in totale sicurezza, o meno un paziente in ambulatorio per eseguire una visita oppure un esame diagnostico, se necessario”.
Ci sono infatti pazienti che “non hanno più le medicine – prosegue Magi – sto parlando di persone e anziani fragili, di pazienti cronici che non hanno la ricetta e che quindi non possono comprare le medicine e continuare la terapia, per esempio. Ma anche di tutti quei pazienti oncologici che si erano prenotati per fare una visita, magari da un anno, per controllare eventuali metastasi, e arrivato il giorno dell’appuntamento non abbiamo potuto farli entrare negli ambulatori. Non e’ una situazione facile, bisogna utilizzare sistemi di telemedicina, con piattaforme che ci permettano di fare anche dei video consulti”, conclude il presidente dei camici bianchi capitolini.