Catania, 26 maggio 2020 – Si infiamma il dibattito sulla Fase 2 della rete ospedaliera in Sicilia, la cui nuova organizzazione dovrà venire alla luce nei prossimi giorni dopo il nuovo vertice tra l’Assessorato della salute ed il Comitato tecnico scientifico, nominato dalla Regione per questa epidemia Covid-19. Tra le tante voci che si susseguono sul tema in queste ore, c’è anche quella della Ugl che, con le federazioni regionali Sanità e Medici, lancia ancora una volta un appello per la corretta gestione dell’emergenza.
“Come organizzazione sindacale siamo fermamente convinti che la proposta di rendere gli ospedali di tipo ‘misto’ non sia quella ideale e neanche quella che riguarda la realizzazione di strutture ‘solo Covid’ possa essere fattivamente praticabile – dicono i segretari Carmelo Urzì e Raffaele Lanteri – A nostro avviso, infatti, l’ipotesi più immediata da praticare è quella che venga allestito un reparto dedicato per provincia, purché sia all’interno di un nosocomio che abbia il pronto soccorso. In questo modo, ad esempio, si verrebbe ed eliminare il controsenso e la criticità organizzativa dell’ospedale San Marco di Catania, dove il completamento del punto di emergenza previsto camminerebbe di pari passo con il mantenimento della degenza Covid, considerato che ancora oggi il pronto soccorso di riferimento si trova al Policlinico. Una modalità sicura, quella del polo provinciale, che non andrebbe così a bloccare gli altri nosocomi i quali, invece, in caso di grave necessità si troveranno già pronti a convertire reparti e corsie per la cura dei soggetti affetti da Coronavirus, così come è già stato ben fatto in questi mesi”.
Altro nodo critico per i sanitari ed i medici della Ugl sono le modalità di riapertura delle attività erogate dalle aziende ospedaliere che, secondo quanto confermano i sindacalisti Urzì e Lanteri, stanno avvenendo in assenza di linee guida specifiche.
“Siamo favorevoli al riavvio delle prestazioni non urgenti in capo ai vari reparti, ma non possiamo che far notare come la mancanza di una direttiva chiara e completa stia lasciando libero arbitrio ai manager. In sostanza, ogni singola azienda fa quel che vuole e questo non ci fa stare sereni perché da una parte si chiede all’utenza di seguire di protocolli precisi al di fuori degli ospedali, salvo poi trovarsi con regole diverse tra una struttura ospedaliera e l’altra (gli eventi recenti documentano l’interruzione arbitraria, da parte di un’azienda, delle prestazioni brevi in antitesi con i decreti). Ad oggi, infatti, non esistono direttive definite sull’utilizzo comune degli spazi, ma soprattutto non è chiara la procedura sui controlli preventivi. Non si sa, infatti, quando, come e chi debba effettuare tampone o screening sierologico ai pazienti che devono subire un intervento, tant’è che ogni azienda sta attivando una propria organizzazione interna, né tanto meno si conosce il protocollo da tenere per le visite visto che molti operatori devono lavorare a stretto contatto con l’utente. E non si sa, neanche, che fine hanno fatto tutte quelle prenotazioni per prestazioni ambulatoriali che sono state spostate a causa del blocco totale delle attività. Questo significa che, paradossalmente, chi ha prenotato 8 mesi fa una visita per aprile 2020 se l’è vista annullare, al contrario di chi 7 mesi addietro ha ottenuto un appuntamento per fine maggio 2020 e potrà avere la fortuna di essere controllato. È chiaro che i primi utenti dovranno ritentare la lotteria della prenotazione. O verranno riallocati in una programmazione volta al recupero degli appuntamenti sospesi?”.
“Allora – concludono i segretari regionali di Ugl sanità e medici – non servono dimissioni o arroccamenti nelle posizioni preconcette, ma occorre buon senso e principalmente determinazione con una visione chiara del quadro generale siciliano. Ci auguriamo quindi che questa due giorni di confronto tra assessore e Comitato sia davvero produttiva e noi, come sindacato, non possiamo che essere pronti ad fornire tutte le proposte necessarie perché la Sicilia non arrivi a vanificare tutto ciò che di buono è stato fatto e premiato dallo Stato con una rilevante somma in denaro, essendo divenuto un modello di organizzazione sanitaria da lodare ed esportare”.