Coronavirus, evitare di far uscire i bambini. I Pediatri: “Aprire finestre e balconi, il sole disinfetta abiti e mascherine”

Roma, 31 marzo 2020 – “La primavera sembra arrivata quindi sicuramente l’invito è quello di aprire le finestre. Il virus non viaggia nell’aria e i raggi solari se entrano nelle stanze, sui letti, sulle lenzuola o sugli abiti, possono essere dei validi agenti che, se ci sono delle problematiche di batteri, aiutano a disinfettare”. Questo l’invito di Giuseppe Di Mauro, presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), in merito all’ora d’aria richiesta nei giorni scorsi per i bambini in una lettera aperta di associazioni, insegnanti e psicologi.

Dott. Giuseppe Di Mauro

Sull’ora d’aria, però, Di Mauro invita “all’attenzione, perché uscire fuori non sembra essere la cosa preferibile”.

Certo è che “nei limiti delle restrizioni, e a seconda delle singole organizzazioni abitative, si possono fare diverse valutazioni”. A detta del presidente SIPPS, infatti, “può essere pericoloso dare messaggi del genere. Però, se ci sono terrazzi, balconi o cortili va bene camminare” o giocarci un po’, “basta che poi in un cortile non si riuniscano dieci bambini, così – ribadisce – si rischia l’assembramento”.

In un terrazzo condominiale, ad esempio, si può pensare a delle turnazioni, “sempre nei limiti del possibile”. Va bene, infatti, “fare passeggiate sui balconi o sui terrazzi ma soprattutto – ricorda Di Mauro – bisogna arieggiare e aprire. Se i raggi solari entrano dalle finestre hanno un potere disinfettante, come dei ‘mini’ raggi ultravioletti. Quella dei raggi solari – illustra – è una gradazione ‘disinfettante’ minimale rispetto agli UV veri e propri, ma può agire in questo senso”. Per questa ragione il pediatra consiglia anche, “se si hanno delle mascherine in casa, di esporle ai raggi del sole, perché così si pratica una sorta di disinfezione delle stesse”.

I piccoli “non devono stare sigillati, non si abbia paura di aprire le finestre perché entra il virus: non è così. Il virus – ripete Di Mauro – non ha le ali”.

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