“Noi anziani non soffriamo in quanto, dovendo mantenere le distanze, nessuno può ‘amarci’, ma soffriamo in quanto, dovendo mantenere le distanze, non possiamo ‘amare’ più nessuno. Atroce miseria e definitivo squallore”
Spettabili Autorità Sanitarie,
Siamo degli anziani, perciò un ‘peso’ per la società, ma, pur sapendo che gli anni da vivere non saranno tanti, abbiamo ancora tanta voglia di vivere, ci riteniamo ancora utili. Come abbiamo sempre fatto, vogliamo ancora dare senza chiedere niente, vogliamo dare fino all’ultimo respiro, proprio per queste ragioni faremo di tutto per arrivare alla morte, ancora da vivi.
Purtroppo dobbiamo amaramente constatare che Voi non ci conoscete abbastanza, dicendoci di stare a casa, non sapete che per noi significa morte prematura. Se abbiamo capito le vostre intenzioni, nella fase due, noi saremmo gli ultimi a poter uscire da casa. Attenzione, sarà bene che ci fate uscire per primi, diversamente non usciremo per niente, oppure usciremo per andare all’ospedale, se non all’obitorio. Ironia della sorte, dicendoci di stare a casa, volete convincerci che lo fate perché ci volete bene. Vi preghiamo, smettete di volerci bene, iniziate a volerci male, odiateci, smettete di preoccuparvi di noi.
Se occorre firmiamo il “consenso informato” ove abbiamo scritto che se ci arrangiamo da soli, andremo meglio.
Tenendoci in ‘prigione’, ci impedite di voler bene, anzi ci condannate a non voler bene. Una società non può definirsi civile se impedisce ai suoi sudditi di poter fare del bene, se si impedisce di aiutare gli altri.
Nel cercare di aiutare un nipotino, abbiamo commesso un grave reato. Siamo stati fortunati, ce la siamo cavati con una multa, ma sappiamo che se ‘pescati’ di nuovo in fallo, potremmo essere arrestati. Se poi cocciutamente insistiamo, rischiamo il patibolo.
Prendiamo atto che state cercando di bloccare il contagio, ci rendiamo anche noi conto che l’emergenza non è ancora finita, e solo quando sarà finita si potrà tornare ad una vita normale. Purtroppo i tempi saranno ancora lunghi, noi temiamo che quando tornerà la normalità non saremo più in grado di svolgere quel poco che vorremmo fare, un poco che per noi è lo scopo della nostra vita.
Il nostro futuro lo vediamo buio, lo stare fermi a casa è la nostra rovina. Che facciamo a casa? Guardando la televisione, vediamo delle bare, vediamo delle fosse comuni, vediamo delle persone intubate.
Sarebbe meglio essere ciechi. Sarebbe meglio essere anche sordi, dai bollettini apprendiamo che i contagiati sono milioni, che i morti sono centinaia di migliaia, che siamo in guerra.
Continuando di questo passo vi saranno più morti di paura che di virus. Sicuramente diventeremo tutti depressi, tutti con patologie degenerative, consumeremo, con grande gioia delle case farmaceutiche, quintali di psicofarmaci, (antidepressivi, ansiolitici, antipsicotici).
Al seguito del coronavirus ci sono dei morti e ce ne saranno ancora, ma ci saranno anche dei vivi. Come è noto, molte coppie giovani, forzatamente costrette alla ‘clausura’, non sapendo come passare il tempo, avranno fatto sesso. Prossimamente le culle saranno riempite dai figli del coronavirus, o meglio dai figli della paura, chissà se questi neonati li vedremo sorridere.
Che fare? Ci permettiamo di dare qualche consiglio. In attesa che si torni alla normalità, fateci immediatamente uscire da casa, non andremo in mezzo alla gente, andremo in campagna, in montagna, nelle rive dei fiumi. Una boccata di aria non ci basta più, dobbiamo girare, in caso contrario perdiamo le gambe.
Ma entro brevissimo tempo, seppur con un po’ di rischio, mettete gli anziani con gli anziani, e i giovani con i giovani. Vi sono tante associazioni gestite da anziani, ove si gioca a carte, si gioca a bocce, ebbene dite a loro che possono aprire, che possono finalmente programmare le loro attività, date a loro e a noi fiducia, non faremo assembramenti, terremo le mascherine.
Se cosi sarà fatto, finita l’emergenza, noi saremo ancora in piena forma e potremo svolgere compiti importanti per la società.
Abbiate pietà di noi, vorremmo morire contenti.
Sgubbi Giuseppe
Responsabile Associazione “Gli angeli della salute”
Solarolo (Ravenna)