Roma, 7 febbraio 2020 – L’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi), l’Unione medica Euro Mediterranea (Umem) e il Movimento internazionale Transculturale inter professionale Uniti per Unire (UxU) esprimono condoglianze ai familiari del dott. Li Wenliang, morto dopo giorni di sofferenza in ospedale tenuto in vita dai macchinari per la ventilazione extracorporea.
“Ringraziamo il dott. Wenliang per il suo coraggio a denunciare per primo l’inizio del contagio ma non fu creduto, anzi ha ricevuto un maltrattamento e la prigione. Speriamo che anche gli altri 7 medici cinesi del gruppo che hanno annunciato insieme al dott. Li, che nessuno li possa toccare e maltrattare come tanti altri medici e infermieri cinesi e stranieri che ricevono minacce tutti i giorni dalla polizia cinese, nonostante stiano offrendo un servizio di assistenza sanitaria e a domicilio importante a Wuhan e provincia”.
Cosi dichiara Foad Aodi, Fondatore Amsi e Umem e membro del Gdl Salute Globale Fnomceo, che chiede una indagine internazionale sulla morte del collega cinese e si rivolge a tutti i medici e infermieri cinesi e stranieri in Cina, esprimendo a loro solidarietà e sostegno, invitandoli a denunciare tutto senza paura, visto che la cura e la battaglia contro l’epidemia di Coronavirus dipende da loro e dal loro impegno costante, “come ci riferiscono i nostri colleghi cinesi e di origine straniera e araba che sono in contatto con noi dalla Cina”.
Infine Aodi, nel ribadire la denuncia iniziale contro OMS e Cina per il ritardo nell’annunciare il contagio, avverte che “adesso l’emergenza, oltre che quella di fermare l’epidemia senza creare allarmismi, è anche quella di combattere la discriminazione nei confronti dei cinesi, che sono aumentate del 60% a gennaio, di non dare spazio alle strumentalizzazioni su farmaci per fini e interessi economici sulla pelle dei pazienti senza evidenze scientifiche, di tutelare e ascoltare i professionisti della sanità cinesi di origine straniera che stanno collaborando insieme per l’interesse della salute, come ci informa anche il medico di origine yemenita che sta lavorando giorno e notte per prevenire e curare i pazienti che hanno bisogno di assistenza anche domiciliare”, conclude Aodi