Milano, 22 novembre 2022 – Per due settimane, Azione contro la Fame è stata presente alla Conferenza mondiale sul clima in Egitto per accompagnare i negoziati e chiedere ai decisori politici passi coerenti verso un sistema alimentare globale sostenibile. A conclusione del summit, l’organizzazione annuncia: l’istituzione di un fondo per il risarcimento dei danni e delle perdite causate dal cambiamento climatico è una svolta storica, ma nel complesso la Conferenza non ha soddisfatto le aspettative.
La Conferenza mondiale sul clima di quest’anno si è conclusa domenica dopo due settimane a Sharm el-Sheikh, in Egitto. Azione contro la Fame era presente per osservare i negoziati internazionali. “Prima dell’inizio della conferenza, c’era la preoccupazione che il cambiamento della situazione politica globale stesse inaugurando una rinascita dell’era dei combustibili fossili, di cui soffrono soprattutto le popolazioni del Sud del mondo – dichiara Simone Garroni, Direttore di Azione contro la Fame in Italia – una preoccupazione fondata, dato che i governi del mondo non sono stati in grado di impegnarsi a eliminare gradualmente tutti i combustibili fossili nel più breve tempo possibile. Inoltre, non hanno concordato un piano concreto che possa permetterci di rispettare il limite di 1,5 gradi. Per le popolazioni del Sud globale, questo avrà conseguenze catastrofiche”.
Nel suo documento di posizionamento, diffuso all’inizio della Conferenza, Azione contro la Fame chiedeva: impegni vincolanti per rispettare il limite di 1,5 gradi, un aumento significativo dei finanziamenti internazionali per il clima e un maggiore sostegno alle misure di adattamento al clima necessarie in tutto il mondo, nonché sistemi alimentari globali più sostenibili e resilienti. Elementi, questi, su cui il consenso raggiunto è stato minimo, senza riuscire a trovare un vero accordo su metodi agricoli rispettosi dell’ambiente, come l’agroecologia.
Nel complesso, i risultati dei negoziati vanno appena oltre quelli dell’ultima conferenza sul clima di Glasgow. Misure e impegni concreti sarebbero stati più importanti che mai. Dalla prima conferenza sul clima del 1995, le emissioni globali di gas serra sono aumentate costantemente e metà della popolazione mondiale soffre già di carenza d’acqua per almeno una parte dell’anno. Inoltre, 828 milioni di persone nel mondo soffrono la fame, spesso a causa degli impatti climatici.
Sebbene i negoziati siano durati più a lungo del previsto, la conferenza non ha soddisfatto le aspettative degli esperti di clima e degli attivisti ambientali. Nonostante l’istituzione di un fondo per compensare i danni e le perdite causati dal cambiamento climatico rappresenti una svolta storica, e nonostante singole misure annunciate dai governi e dai politici, come il “Fondo per l’adattamento idrico delle città africane” per aiutare 100 città africane con progetti idrici, nell’insieme, le misure adottate non rendono giustizia alla sfida di garantire un Pianeta vivibile e la sicurezza alimentare per le generazioni attuali e future.