I risultati di un nuovo metodo di cura sperimentato da MSF in Cambogia
Roma, 29 luglio 2021 – Medici Senza Frontiere (MSF), l’iniziativa Drugs for Neglected Diseases (DNDi), FIND, l’alleanza globale per la diagnostica e il Treatment Action Group uniscono le loro forze per affrontare la mancanza di un accesso equo alla diagnosi e alla cura per l’Epatite C (HCV) nei paesi a basso e medio reddito, dove vive il 75% delle persone affette da questa malattia virale.
La Coalizione per il controllo e il trattamento dell’epatite C (Epatite C PACT) sarà operativa in America Latina, Asia, Africa ed Est Europa e creerà un contesto favorevole per l’accesso al test e alle cure, estendendo tutte le terapie per via orale, aumentando i test all’interno della comunità per individuare milioni di persone a cui non è stata ancora diagnosticata la malattia e affrontando le sfide finanziarie che impediscono l’avvio di programmi nazionali. Si cercherà inoltre di superare le barriere all’accesso poste dai brevetti che ostacolano il raggiungimento dell’obiettivo posto dall’OMS per il controllo dell’Epatite C entro il 2030.
Attraverso l’esperienza e l’indipendenza dei suoi membri, questa partnership costruirà collaborazioni con paesi e gruppi della società civile e svilupperà studi per supportare ambiziosi programmi di test e trattamento dell’infezione grazie all’esperienza accumulata in paesi “campione” come Cambogia, India e Malesia.
“In Malesia abbiamo una partnership tra governi, organizzazioni non governative e società civile per raggiungere 400.000 persone affette da Epatite C nel nostro paese. Abbiamo dimostrato che possiamo fare la differenza grazie a finanziamenti costanti, all’introduzione di test diagnostici più semplici e all’accesso a prezzi più competitivi per i trattamenti – ha dichiarato il dott. Noor Hisham Abdullah, Direttore Generale per il Ministero della Salute in Malesia – Investire in partnership per la salute pubblica, come nel caso dell’Epatite C, permette di salvare vite umane con un minore impatto sui bilanci nazionali, ottenendo una maggiore efficacia sia in termini di costi che di ritorni sugli investimenti”.
L’Epatite C può generare malattie epatiche croniche, cirrosi, cancro, e portare alla morte. Delle 58 milioni di persone affette da epatite cronica, circa 9,4 milioni hanno ricevuto cure efficaci. Dodici paesi a basso e medio reddito rappresentano la metà delle persone sottoposte al trattamento, e in un paese, l’Egitto, le persone trattate sono 4,4 milioni.
L’Epatite C PACT affronterà diversi aspetti chiave che causano un basso accesso ai test diagnostici e al trattamento, concentrandosi sul potenziamento dell’accesso ai test di reazione a catena della polimerasi (PCR) e ai farmaci di nuova generazione per l’epatite C chiamati antivirali ad azione diretta (DAA). Questi ultimi possono curare i pazienti in un arco di tempo che va dai due ai sei mesi, ma le versioni non generiche sono vendute ad un prezzo eccessivamente elevato.
La partnership mira in particolare: ad aumentare la consapevolezza a livello politico sull’importanza di campagne di sensibilizzazione; favorire lo sviluppo di meccanismi di finanziamento per la cura dell’epatite virale; semplificare la diagnostica dell’epatite virale; garantire un prezzo accessibile nei paesi a basso e medio reddito più colpiti per assicurare una significativa diffusione del trattamento. La partnership migliorerà l’accesso ai DAA approvati dall’OMS utilizzando un approccio di partenariato pubblico-privato di successo recentemente utilizzato in Malesia per l’approvazione del ravidasvir, un nuovo DAA.
Il modello MSF in Cambogia che semplifica la cura
Dal 2016 MSF, in collaborazione con il Ministero della Salute della Cambogia, ha sviluppato un modello di assistenza semplificato per garantire l’accesso ai trattamenti: semplificare la cura dell’Epatite C e integrare questo modello nei servizi sanitari di base, in un paese dove il 76% delle persone vive in aree rurali con accesso limitato alle cure mediche ha dimostrato essere una modalità di intervento vincente.
“Questo modello si basa sull’uso di test diagnostici rapidi, meno visite di follow-up e test biologici e sul trasferimento di molte delle attività cliniche dai medici agli infermieri e ai farmacisti operanti a livello rurale – sottolinea Mickaël Le Paih, capomissione di MSF in Cambogia – Con un tasso di guarigione superiore al 97% per migliaia di pazienti abbiamo dimostrato che questo modello di trattamento dell’Epatite C favorisce un maggiore accesso a cure di qualità”.
I risultati dell’analisi epidemiologica di questo nuovo programma, sviluppato prima a Phnom Penh e successivamente nella provincia di Battambang, ha mostrato che un modello di assistenza semplificato e decentralizzato in un contesto rurale può garantire un buon follow-up del paziente senza compromettere l’efficacia e la sicurezza del trattamento. “Siamo fiduciosi che possa essere replicato in altri contesti a risorse limitate, migliorando l’accesso alle cure per circa 58 milioni di persone che convivono con questa malattia in tutto il mondo”, conclude Le Paih di MSF.