Roma, 26 marzo 2017 – Si è svolta in piazza della Madonna del Loreto a Roma, la manifestazione nazionale dei dipendenti pubblici del Comparto sanità per rivendicare il diritto ad un rinnovo dignitoso del contratto, scaduto da nove anni e, in concomitanza, lo sciopero di 2 ore ad ogni inizio turno.
La manifestazione è stata un successo, con una piazza piena e partecipata, una mobilitazione organizzata da Fsi-Usae, Federazione Sindacati Indipendenti costituente della confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei, convocata nel giorno della prima riunione parlamentare della 18° legislatura italiana, in cui sono confluite le delegazioni provenienti da tutte le Regioni, e quelle provenienti dalla Sicilia sono state guidate da Salvatore Ballacchino, Coniglio Calogero, Pier Paolo Di Marco, Salvatore Intravaia e Salvatore Di Natale.
La Fsi-Usae ha rifiutato di sottoscrivere lo scellerato accordo del 30.11.2016 intervenuto fra la Ministra Madia e Cgil, Cisl, Uil e successivamente dalla Confsal che ha vincolato le risorse economiche poi messe a disposizione da Governo e Parlamento per gli aumenti contrattuali (85 euro medi procapite), una cifra certamente insufficienti a garantire stipendi adeguati. Riteniamo quindi questa pre-intesa come quella di un contratto ponte, un contratto che giuridicamente durerà solo pochi mesi. La Fsi-Usae ha sottoscritto, solo per la parte normativa ma con riserva per quella economica, la pre-intesa contrattuale, pertanto la questione economica e professionale non può quindi considerarsi chiusa e lo sciopero ci stava tutto!
“Per ridefinire le competenze professionali e i relativi inquadramenti e darvi concretezza sono necessarie delle risorse straordinarie che al momento non ci sono e che noi rivendichiamo con forza”. “Dignità e fuori i soldi per i lavoratori”, “Governo offre una misera mancetta da 85 euro lorde Vergogna”. Sono alcuni degli slogan dei lavoratori che hanno manifestato con striscioni e bandiere. Tra le rivendicazioni, infatti, sia un dignitoso rinnovo del contratto nazionale dei dipendenti pubblici, sia il dramma della sanità siciliana”.
“Per il personale sanitario chiediamo un rinnovo che, dopo 9 anni di paralisi totale, per noi significa riconoscimento professionale. Il Governo trovi le risorse per finanziare un contratto dignitoso, altrimenti la nostra lotta non si può fermare. Il Governo offre un aumento di 85 euro, solo una mancia. Si vergogni”, dichiara Calogero Coniglio, segretario regionale della Sicilia e coordinatore nazionale della Fsi-Usae.
“Dal 2008 stiamo vivendo un periodo di profonda crisi economica. Una crisi strutturale che è stata affrontata in modo inadeguato dalle istituzioni e, riforme dello stato, che sostanzialmente sono state fatte pagare solo ai lavoratori della P.a. – aggiunge Salvatore Ballacchino, segretario territoriale della Fsi-Usae delle province di Agrigento e Caltanissetta – I Governi hanno distrutto scuola, sanità, sicurezza, asili nido, università, servizi pubblici per favorire il privato. I dipendenti pubblici sono 3 milioni di lavoratori, mal pagati, non considerati e con diritti continuamente calpestati”.
“L’accordo dello scorso 30 novembre tradisce gli impegni precedentemente assunti anche dagli stessi soggetti con i protocolli del 2009: non prevede alcun aumento per il periodo 2013-2015 e prevede degli aumenti medi pro-capite di 85 euro per il triennio 2016-2018, altro che l’equivalente di una mancetta. Accordo che Fsi-Usae non ha condiviso in quanto i lavoratori della sanità hanno il diritto ad una giusta retribuzione e alla possibilità di recuperare il potere di acquisto delle proprie buste paga”, spiega Pier Paolo Di Marco dirigente sindacale Fsi-Usae della provincia di Enna.
“Ci siamo battuti in questi mesi con tutti i mezzi per un contratto dignitoso, avevamo già indetto uno sciopero del pubblico impiego il 12 maggio scorso con in contemporanee manifestazioni davanti le Prefetture d’Italia – conclude Calogero Coniglio – Non si tratta solo di garantire ai lavoratori della sanità retribuzioni adeguate ed esigibilità dei diritti, ma di erogare e assicurare il diritto dei cittadini di una sanità pubblica efficiente”.