Roma, 28 giugno 2017 – “Siamo soddisfatti per l’avvio delle trattative dopo un blocco di 8 anni, ma non possiamo tacere che la lunga pausa negoziale ha portato ad una situazione anomala: il finanziamento del contratto, ipotizzato nella direttiva Madia, deve essere ancora definito dalla prossima legge di bilancio. È, pertanto, indispensabile sorvegliare l’iter della legge contemporaneamente all’apertura delle trattative di ciascuna area”.
Questo il commento del Segretario Generale COSMED, Giorgio Cavallero, che insieme alle altre Confederazioni ha partecipato questa mattina all’incontro all’Aran che ha aperto formalmente la stagione per i rinnovi dei contratti di lavoro del pubblico impiego.
La prossima legge di bilancio, oltre a rifinanziare i contratti, dovrà affrontare il nodo della detassazione e decontribuzione del salario accessorio. La stessa Direttiva Madia ammette che per quanto riguarda “regimi fiscali agevolati la loro eventuale estensione al servizio pubblico, determinando minor gettito erariale, necessita di un intervento di carattere legislativo”, smentendo alcune interpretazioni entusiastiche dell’accordo del 30 novembre 2016.
La detassazione è stato l’elemento decisivo per il varo dei contratti nel settore privato, sarebbe grave, discriminatorio e anticostituzionale, che tale previsione fosse negata ai dipendenti pubblici.
Per la COSMED, in materia di relazioni sindacali, deve cessare l’abitudine di stravolgere i contratti con successivi interventi legislativi come avvenuto in questi anni.
Anni nei quali il servizio pubblico ha perso circa 300.000 posti di lavoro di cui 40.000 nel servizio sanitario (oltre 10.000 tra medici, dirigenti sanitari e altri dirigenti) e il monte salari annuo si è ridotto di 11 miliardi: non si tratta pertanto di trovare nuove risorse, ma semplicemente di cessare il saccheggio di quelle già esistenti nel sistema.
Va difeso e consolidato il recupero delle progressioni economiche dei cessati come strumento di mantenimento della massa salariale e delle risorse a disposizione della contrattazione decentrata, come previsto nella bozza di atto di indirizzo peraltro non ancora ufficializzata.
Preoccupante e inaccettabile la previsione che gli incentivi per la previdenza complementare, debbano essere finanziati dalle risorse contrattuali, mentre persistono gravi discriminazioni rispetto ai dipendenti privati sulla previdenza integrativa.
Si tratta, pertanto di un contratto – conclude Cavallero – che necessariamente dovrà tener conto dell’evoluzione della legge di bilancio dalla quale dipende il reperimento delle risorse e l’agibilità di diritti fondamentali anche per i dipendenti pubblici.