Roma, 12 settembre 2017 – L’ipotesi di azzeramento degli aumenti contrattuali dei dipendenti pubblici con più di 75.000 euro di reddito, ma forse si vuole dire di retribuzione, significherebbe che per tutti i medici e dirigenti non ci sarebbero aumenti stipendiali e con queste risorse si provvederebbe alla ristorazione dei redditi più bassi.
Sarebbe – commenta la COSMED – l’ipotizzato “contratto Robin Hood”, dove i dirigenti sono il nemico, lo sceriffo di Nottingham e con la polpa sottratta a 160.000 dirigenti si andrebbero a sfamare 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici. Una sorta di partita di giro, bonus scaccia bonus, dove al bonus corrisponde il malus per i dirigenti.
Dopo quasi dieci anni di mancati rinnovi contrattuali si producono queste mirabolanti innovazioni. Si ipotizza non solo lo stravolgimento di tutte le premesse e di tutte le regole della contrattazione, ma anche delle regole del buon senso.
Questo significherebbe che l’avvio delle trattative, l’atto di indirizzo in via di emanazione e l’atto di indirizzo generale emanato sarebbero una grottesca finzione, una finzione pubblica.
Se non ci sono aumenti stipendiali a che serve aprire tavoli vuoti?
L’idea di usare il contratto di lavoro per ridistribuire il reddito, compito della fiscalità, è davvero una pensata mai prima proferita. Un pensiero minore e alieno. Un drone o forse meno tecnologicamente un asino che vola.
Viene spontaneo domandarsi se sia proprio il contratto dei lavoratori pubblici la palestra ideale per scherzi estivi e giochi acquatici. Forse qualche agenzia demoscopica ha indicato un sicuro ritorno elettorale derivante dal maltrattamento di medici e dirigenti? Per questo nei contenuti della prossima legge di bilancio i servizi pubblici non sono di attualità, premi bonus e incentivi sono solo rigorosamente per il privato?
La crisi sembra essere superata per tutti, ma non per noi.
Il Governo chiarisca e smentisca e lo faccia con sollecitudine. Dica che è tutto un fraintendimento che nulla di ciò è stato detto. Non vogliamo pensar male: si fa peccato. Mettiamola sul ridere almeno finché si può, prima che qualcuno si arrabbi sul serio.