Il pianto e il sorriso sono le prime forme di comunicazione del neonato con il mondo esterno. Il pianto compare, inizialmente, come manifestazione riflessa dei cambiamenti fisiologici interni; gradatamente comincia ad assumere una funzione più specifica di segnale di bisogni primari (nutrizione, calore, fastidio, ecc.).
Il sorriso, durante il 1° mese di vita si manifesta in assenza di stimoli identificabili, è una risposta riflessa, istintiva, agli stimoli provenienti dall’uomo; successivamente è prodotto in risposta a stimoli visivi o acustici; solo intorno al 3° mese di vita diventa risposta specifica alle persone familiari.
Tra i 4-6 mesi di vita, grazie alla progressiva maturazione dell’apparato fono-articolatorio, il bambino inizia a sviluppare il gioco vocalico, produce un vero e proprio repertorio che va dai gridolini alle pernacchie, dagli strilli ai borbottii. Tra i 7-10 mesi compare la lallazione canonica: produzione di sequenze ripetute di sillabe consonante-vocale (es. mamama). Tra i 10-12 mesi la lallazione si espande in lallazione variata: produzione di sequenze sillabiche complesse (es. dadu, pata). In questo periodo la comunicazione diventa intenzionale, il bambino diviene consapevole delle sue possibilità comunicative e nell’attuare il suo comportamento di segnalazione si rende conto delle conseguenze che questo avrà sull’interlocutore. È il periodo in cui compaiono i gesti deittici, gesti che esprimono solo l’intenzione comunicativa, l’oggetto dell’intenzione è dato dal contesto. Distinguiamo la richiesta, in cui il bambino si tende verso l’oggetto, guarda l’adulto ed emette vocalizzi, e la dichiarazione che si manifesta attraverso il mostrare, il dare e l’indicare.
Dai 12 ai 18 mesi il bambino comincia a produrre parole fino ad un numero che può arrivare a 40/50. È il periodo della parola-frase (olofrase) o di una stessa parola in successione senza legami sintattici (batta.batta). Compaiono in questi mesi i gesti referenziali: il bambino usa i gesti come simboli per rappresentare una realtà di cui vuole comunicare. Alcuni di questi gesti nascono all’interno di situazioni di interazione comunicativa di routine con gli adulti (bravo, ciao) per poi staccarsi dal contesto comunicativo; altri nascono da azioni del bambino (bere, telefonare).
Prima di combinare le parole i bambini effettuano combinazioni cross-modali (gesti e parole), ad esempio il bimbo dice ciao e contemporaneamente produce il gesto, indica il fratello e dice nanna. Fino a circa 18 mesi la maggior parte dei bambini usa ancora un numero limitato di parole (mamma, papà, pappa), i versi di alcuni animali e poche altre parole riferite al contesto familiare.
Fattori di tipo affettivo, ambientali, linguistico e processi di tipo neuropsicologico sono determinanti per l’evoluzione lessicale. Un ambiente poco stimolante dove si parla poco e male è certamente un ostacolo alla crescita del vocabolario. Tra i 18 e i 24 mesi si assiste ad un aumento quasi improvviso del numero di parole prodotte (in media circa 200). Il fenomeno è così rapido da essere definito esplosione del vocabolario. Il bambino ha ormai capito che tutte le cose hanno un nome, prova piacere a nominarle, cercando attivamente di scoprire nuove parole.
Indicatore prognostico di Disturbo di Linguaggio: meno di 50 parole a 24 mesi.
Dai 18 mesi ai 4 anni la produzione fonologica si avvicina via via alle produzioni dell’adulto. Il bambino parte da parole bisillabiche (es. mamma) ed arriva a strutture più complesse (es. scala, strada). È naturale che in questa progressione di apprendimento tende ad effettuare processi naturali di semplificazione. Contemporaneamente (intorno ai 24 mesi) si ha la comparsa del linguaggio telegrafico (combinazione di due parole, es. “papà via”, “dai pappa”). Segue la strutturazione delle frasi nucleari SVO (soggetto-verbo-oggetto) e pian piano delle frasi ampliate e complesse.
Dai 4 ai 6 anni il sistema fonologico si stabilizza, il bambino progressivamente rafforza le sue produzioni, completa l’inventario fonetico, amplia il suo lessico e struttura bene le frasi, incluse le relative, le passive e le interrogative, usando in modo sufficientemente corretto le fondamentali regole grammaticali e sintattiche.