Roma 6 marzo 2024 – Curare il diabete non significa solo riportare la glicemia a livelli normali, ma anche e soprattutto proteggere le persone che ne sono affette dalle gravi complicanze cardiovascolari e renali che il diabete provoca e che impattano sulla qualità e sulla durata della vita. Fondamentale resta la diagnosi precoce del diabete e delle sue complicanze per mettere in atto tempestivamente tutte le misure di stile di vita e farmacologiche in grado di ridurre il rischio.
Negli ultimi anni sono arrivati anche in Italia farmaci molto efficaci sulla protezione cardio-renale, che non a caso le linee guida internazionali raccomandano di utilizzare da subito, dal momento della diagnosi di diabete. La scienza dunque non ha dubbi sull’efficacia degli SGLT2 inibitori e degli agonisti del recettore di GLP1.
Ma come spesso accade, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. I farmaci efficaci, sono a disposizione dei pazienti italiani, ma stentano ad essere prescritti dagli specialisti e dai medici di famiglia; dunque non arrivano ai pazienti. Un’occasione persa insomma per proteggere rene e apparato cardiovascolare dai danni del diabete.
Ed è proprio per colmare questo gap di conoscenze, per avvicinare sempre più la teoria della ricerca, alla pratica clinica, in altre parole per far entrare nella quotidianità dell’assistenza le nuove terapie salva-cuore e salva-reni, efficaci anche in chi non ha il diabete, che da tre anni a questa parte viene organizzato al Gemelli il congresso “Al cuore del diabete”.
“Il diabete – spiega il prof. Andrea Giaccari, Professore Associato di Endocrinologia dell’Università Cattolica, Responsabile del Centro di Malattie Endocrine e Metaboliche di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e responsabile scientifico del congresso Al Cuore del Diabete, insieme al professor Angelo Avogaro dell’Università di Padova – non va mai visto come una ‘semplice’ alterazione del metabolismo del glucosio; il diabete rappresenta infatti raddoppia il rischio di ictus e infarto, oltre che di insufficienza cardiaca e renale; oltre la metà delle persone in dialisi ha il diabete. Le persone con diabete in altre parole devono avere degli obiettivi di prevenzione cardiovascolare e renale più stringenti, perché la presenza di questa malattia amplifica il rischio di altre patologie”.
Purtroppo però ancora oggi molti non conoscono i rischi comportati da un diabete fuori controllo o trattato tardivamente. “Quasi la metà delle persone ricoverate per infarto – ricorda il prof. Giaccari – scopre di avere il diabete solo in occasione del ricovero. Questo accade perché il diabete non dà sintomi se non dopo molti anni e può dunque far danno indisturbato. A meno che non lo scopra facendo le analisi del sangue. Per questo raccomandiamo di sottoporsi periodicamente a screening per diabete a tutte le persone con familiarità per questa condizione; chi ha anche solo un genitore con diabete dovrebbe fare questi esami a partire dai 45 anni, ma anche prima se è in sovrappeso/obeso o se presenta altri fattori di rischio. E, una volta fatta la diagnosi di diabete, è importante iniziare subito un percorso di terapia farmacologica, senza trascurare però l’importanza di modificare lo stile di vita”.
Obiettivo di questo congresso è dunque quello far dialogare diabetologi, nefrologi e cardiologi per mettere in comune tutte le evidenze scientifiche sulla riduzione di eventi cardiovascolari e insufficienza renale nei pazienti con diabete, cercare di capire quali pazienti hanno bisogno di iniziare alcune terapie e condividere percorsi multidisciplinari perché il paziente ne possa beneficiare, a prescindere dallo specialista che lo intercetta e lo prende in carico, cardiologo, nefrologo o diabetologo.
“Le linee guida italiane e internazionali – prosegue il prof. Giaccari – suggeriscono di prescrivere gli inibitori di SGLT2 ai pazienti ad alto rischio di complicanze cardio-renali, anche se il loro diabete è perfettamente sotto controllo. L’obiettivo di queste terapie infatti non è tanto trattare il diabete, quanto proteggere reni e cuore. Questi farmaci riducono il rischio di scompenso cardiaco e di insufficienza renale, anche nei soggetti non diabetici. Importanti per la prevenzione delle complicanze renali e cardiovascolari sono anche gli agonisti recettoriali del GLP-1 e i farmaci anticolesterolo, dalle statine, agli inibitori di PCSK9 e in futuro ai farmaci che agiscono sulla lipoprotreina(a)”.
“Questi farmaci vanno prescritti anche alle persone anziane e fragili, perché i benefici sono ben superiori agli eventuali effetti collaterali. In particolare gli SGLT2 riducono il rischio di scompenso cardiaco anche nei super-anziani, particolarmente a rischio di questa condizione. Lo scompenso cardiaco impatta sensibilmente sulla qualità di vita di questi pazienti e li costringe ad una serie di ricoveri ripetuti”, conclude Giaccari.