Intervista alla prof.ssa Diane Bunn dell’Università dell’Est Anglia (Regno Unito), ideatrice del programma DrinKit
Milano, 1 agosto 2024 – Ridurre il rischio di disidratazione nei pazienti ricoverati in residenze assistenziali, strutture di assistenza a lungo termine o ospedali, sensibilizzando il personale sanitario a una maggiore attenzione all’idratazione degli assistiti, e accrescendo la consapevolezza sull’importanza del bere per gli assistiti e caregiver.
Sono questi gli obiettivi del programma “DrinKit”, che è stato testato e implementato nel reparto Riabilitazione mielolesi dell’ASST Gaetano Pini-CTO, diretta dal dott. Antonello Caserta, dove sono curate le persone con lesioni del midollo spinale.
I risultati del progetto, voluto dalla Direzione Strategica e messo in pratica grazie all’impegno della dott.ssa Anna Castaldo, referente della Qualità della Direzione Aziendale Professioni Sanitarie e Sociosanitarie (DAPSS) e presidente dell’Associazione infermieristica Gerontologica, GerIatrica, Ricerca, Etica (AGIRE) sono stati presentati il 31 luglio, nel corso del meeting “Assicurare l’idratazione nelle strutture ospedaliere e residenziali – Il programma DrinKit Italia”, che si è tenuto all’ASST Gaetano Pini-CTO, a cui era presente anche la dott.ssa Diane Bunn, professoressa associata di ricerca infermieristica dell’Università Est Anglia, Regno Unito, ideatrice e promotrice del programma DrinKit, che durante la mattinata ha svolto una visita presso il Presidio CTO, alla presenza della dott.ssa Castaldo, della dott.ssa Giove, Direttore Socio Sanitario, del dott. Muttillo, Direttore DAPPS, del dott. Caserta, del dott. Campanino (coordinatore infermieri mielolesi) e della dott.ssa Anna Bonomo, parte del team promoter dell’idratazione DrinKit Italia e infermiera del reparto mielolesi, per valutare l’applicazione del programma all’interno dell’unità operativa Riabilitazione mielolesi, dotata di stanze domotizzate, letti e bagni accessibili che garantiscono una maggiore autonomia ai pazienti, palestre per la fisioterapia, fino alle vasche per la riabilitazione in acqua.
Dott.ssa Bunn, in cosa consiste esattamente il programma “DrinKit”?
“Il programma DrinKit è stato creato diversi anni fa: è un metodo rivolto ai caregiver, infermieri e operatori sanitari, per aiutare gli assistiti, soprattutto quelli anziani, a bere di più, seguendo un approccio di tipo sociale, ovvero partendo dal presupposto che si beve di più quando ci si trova in contesti e insieme ad altre persone. Il programma prevede diverse fasi: un corso di formazione per il personale coinvolto nella promozione di un’adeguata idratazione agli assistiti; un manuale di addestramento per un Team Promoter dell’idratazione, che consiste in un corso breve di base della durata di circa un’ora (ma è prevista anche una formazione più lunga); un kit “Rendere divertente bere”, basato su attività pensate per incrementare l’idratazione; un Diario dell’idratazione, per registrare giorno per giorno la quantità di liquidi e bevande assunte”.
Perché la voglia di bere diminuisce nelle persone anziane?
“Si può dire che con l’età diminuisce il senso della sete, proprio come quello della vista e dell’udito. Di conseguenza, diventano meno frequenti tutti i comportamenti che ci spingono a cercare l’acqua, e ci disidratiamo senza accorgercene. I problemi principali sono legati ai cambiamenti fisiologici tipici dell’invecchiamento, alla riduzione delle capacità fisiche e cognitive, alla diminuzione dei contatti sociali, ma anche alle resistenze psicologiche legate ad esempio all’andare in bagno da soli. Per questo è importante educare le persone anziane, ma anche chi se ne prende cura, insegnando dei metodi per aiutarle a “ricordarsi” di bere”.
Quali sono le azioni più efficaci per convincere gli assistiti a bere di più?
“Ce ne sono parecchie! Ad esempio, oltre a offrire loro spesso da bere, in particolare all’inizio della giornata, occorre anche creare un ambiente gradevole in cui farlo; è consigliabile sedersi per bere qualcosa insieme e incoraggiare gli altri a fare lo stesso (in particolare i visitatori, offrire sempre da bere ai visitatori e ai pazienti); favorire l’idratazione ogni volta che vengono somministrati dei farmaci; garantire aiuto e assistenza all’anziano quando deve andare in bagno (una delle principali preoccupazioni degli anziani, che spesso li spinge a bere meno, è non essere in grado di andare da soli); offrire diversi tipi di bevande, tra cui latte e succhi di frutta, e cibi ad alto contenuto di liquidi come zuppe, gelatine o ghiaccioli. Coinvolgere tutto il personale nella promozione dell’idratazione delle persone assistite”.
Perché è importante fare formazione tra infermieri e personale sanitario?
“Perché l’idratazione è essenziale per vivere, perciò tutto il personale sanitario e infermieristico deve essere adeguatamente formato sui metodi per aiutare gli anziani a bere a sufficienza, ed è importante sensibilizzare su questo tema”.
Cosa pensa del test del programma “DrinKit” all’interno della UOC Riabilitazione mielolesi dell’ASST Gaetano Pini-CTO, dove sono curate le persone con lesioni del midollo spinale?
“Sono molto soddisfatta di questa applicazione che ha prodotti ottimi risultati. Sono certa che sarà un esempio che verrà riproposto anche presso altre strutture di cura in Italia”.
In Italia il programma è stato testato in una RSA milanese e ora all’ASST Gaetano Pini-CTO. Un progetto pilota attivato da un mese, che ha dato ottimi risultati, come spiega la dott.ssa Anna Castaldo: “Siamo partiti il mese scorso con l’obiettivo di migliorare l’assistenza dei pazienti della unità riabilitativa Mielolesi che ha sede al Presidio CTO. Abbiamo coinvolto 10 assistiti. Ci siamo prima di tutto occupati di fare una valutazione del contesto e dei bisogni di idratazione, a seguito abbiamo formato il personale, per un totale di 24 persone, così come prevede il programma DrinKit. Abbiamo poi tenuto un meeting informativo con gli assistiti coinvolti e una volta attivato il team promoter dell’idratazione, per un mese abbiamo proposto le attività per aumentare l’assunzione dei liquidi, incoraggiando i pazienti durante le attività in reparto e nelle occasioni di socializzazione, abbiamo anche allestito un angolo del drink, dove i pazienti potevano rifornirsi di liquidi. Semplici gesti che possono comportare un notevole miglioramento. L’idratazione di più di metà degli assistiti è gradualmente migliorata nel periodo monitorato, raggiungendo la quota indicata come necessaria”.
“Siamo orgogliosi che la nostra ASST sia stata tra le prime strutture in cui è stata effettuata la prima implementazione pilota del programma. È auspicabile proseguire il percorso intrapreso, con progetti e ricerche anche per ulteriori setting per acuti. Con semplici ma importanti comportamenti e misure di prevenzione possiamo infatti ridurre notevolmente l’impatto delle ondate di calore in questo periodo estivo. E soprattutto difendere i più fragili, ossia persone malate, anziani e bambini”, ha dichiarato la dott.ssa Rossana Giove, Direttore Socio Sanitario.
“Ringrazio la Direzione Strategica e la dott.ssa Castaldo per aver sottoposto questo focus sull’ idratazione in ospedale che è fondamentale a maggior ragione i pazienti mielolesi che hanno lesione midollare che coinvolge tutti i sistemi vitali: una corretta idratazione ci permette di mantenere questi pazienti in buona salute”, ha dichiarato il dott. Caserta, direttore UOC Riabilitazione mielolesi.
“Una maggiore consapevolezza e attenzione del personale sanitario sull’importanza del bere crea un circolo virtuoso a favore dei nostri assistiti, ma anche per la idratazione e il benessere degli stessi operatori”, ha concluso il dott. Giovanni Muttillo, Direttore DAPSS.