Roma, 16 giugno 2020 – In contemporanea con gli Stati generali dell’economia, organizzati dal Governo per pianificare l’utilizzo dei fondi Ue destinati al rilancio del Paese, Greenpeace Italia lancia “Italia 1.5”, uno scenario di rivoluzione energetica all’insegna della transizione verso le rinnovabili e della totale decarbonizzazione del Paese. Un piano che permetterebbe all’Italia di rispettare gli accordi di Parigi, diventando a emissioni zero, con vantaggi economici, occupazionali e di indipendenza energetica.
“In questi giorni il Governo Conte e le istituzioni europee dichiarano a più riprese di voler puntare anche sulla transizione energetica per ripartire dopo lo shock causato dalla pandemia di Covid-19. Il piano “Italia 1.5” di Greenpeace Italia va esattamente in questa direzione – dichiara Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia – Non è possibile pensare a un futuro migliore se non puntiamo con determinazione e rapidità su rinnovabili ed efficienza energetica, abbandonando i combustibili fossili che causano cambiamenti climatici, inquinamento e degrado ambientale”.
Nel lavoro si sviluppano due scenari – uno con il traguardo di emissioni zero dell’Italia al 2040, uno con una decarbonizzazione totale al 2050 – confrontandoli con lo scenario contemplato dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), consegnato dal Governo all’Ue a inizio 2020. Un piano, quello governativo, che però non è in linea con gli Accordi di Parigi e che continua a puntare sul gas fossile. Una strategia energetica dunque da rivedere, come ha peraltro dichiarato anche il ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
La rivoluzione energetica promossa da “Italia 1.5” – in linea con l’obiettivo per l’Italia di fare la propria parte per contenere l’aumento della temperatura globale entro 1.5°C – oltre a rispondere alle preoccupazioni della comunità scientifica, porterebbe con sé vantaggi economici e occupazionali.
Entro il 2030, secondo lo studio pubblicato da Greenpeace Italia, si avrebbe infatti la creazione di 163 mila posti di lavoro, ovvero un aumento dell’occupazione diretta nel settore energetico pari al 65 per cento circa. Anche dal punto di vista economico la transizione potrebbe interamente finanziarsi con i risparmi derivanti dalla mancata importazione di combustibili fossili al 2030. Un cambio sistemico che condurrebbe a enormi vantaggi economici nei decenni a seguire.
“In questo nostro studio ci sono numeri chiari, che dimostrano innanzitutto che il PNIEC del Governo non è nell’interesse dei cittadini italiani ma risponde piuttosto alle richieste delle lobby di gas e petrolio – continua Iacoboni – Occorre subito una rivisitazione degli obiettivi su clima e rinnovabili, una rivoluzione che coniugherebbe la tutela del clima e del Pianeta, con vantaggi economici e per la competitività e la modernità del Paese. L’emergenza climatica in corso sta interessando pesantemente anche il nostro Paese, con danni a persone, ambiente ed economia, e non è più possibile rinviare la rapida transizione verso un Paese 100 per cento rinnovabile”, conclude.