Roma, 22 marzo 2019 – Le équipe di Medici Senza Frontiere (MSF) che stanno intervenendo per rispondere alla devastazione del ciclone Idai in Mozambico, confermano che la situazione è sempre più allarmante. Le piogge intense continuano e nelle prossime ore o giorni, le autorità locali potrebbero essere costrette ad aprire le dighe per evitare che cedano, cosa che comporterebbe ulteriori inondazioni. È ormai evidente che si tratta di una situazione estremamente grave che richiederà una imponente risposta d’emergenza.
Il team d’urgenza di MSF ha raggiunto Beira e si sta preparando ad affrontare i bisogni delle popolazioni colpite – stiamo parlando di centinaia di migliaia di persone. Le prime forniture di materiali medicali e logistici stanno con fatica arrivando nell’area, via aereo o via barca, e stiamo preparando un massiccio invio di forniture mediche d’urgenza da Dubai, dal Belgio e da altri centri logistici di MSF.
“In questo tipo di emergenze MSF cerca di intervenire nelle prime 12-24 ore, momento chiave per ridurre al massimo la mortalità – spiega Federica Nogarotto, direttore supporto alle operazioni di MSF – Ora ci aspettiamo un picco di malattie respiratorie per le persone più vulnerabili, bambini, anziani e donne incinte. Dovremo raggiungere le aree più remote, rimettere in piedi i centri di salute distrutti, e fare attenzione alle allerte di colera, perché tutto il sistema acquifero è stato danneggiato e quindi l’acqua non è pulita”.
Vi ricordiamo che Beira è una città di 500.000 persone, per l’80% andata distrutta. Al momento le principali priorità e preoccupazioni sono:
- l’assistenza medica: la maggior parte delle strutture mediche di Beira sono danneggiate o distrutte e il Ministero della Salute sta faticando a rimettere in funzione il sistema sanitario. MSF sta ricostruendo il tetto di due ospedali nei quartieri più poveri perché possano riprendere a fornire assistenza;
- l’acqua potabile: il governo è riuscito a portare un generatore che deve essere installato e dovrebbe garantire il funzionamento della centrale idrica della città. Ma le persone nei quartieri più poveri non avranno facile accesso a questa fornitura pubblica e potrebbero restare senza acqua pulita ancora a lungo;
Prima del ciclone MSF gestiva un progetto per l’HIV nella città. Stiamo riconvertendo il camion che usavamo come clinica, in un’unità mobile per portare cure mediche di base negli insediamenti informali dove si sono radunate le persone sfollate, in collaborazione con il Ministero della Salute locale.
Si stima che i bisogni saranno ancora più critici nelle aree rurali, difficili da raggiungere per le condizioni generali e la distruzione di strade e infrastrutture. Altri team d’urgenza di MSF sono in arrivo.
MSF ha anche avviato, da due settimane, una risposta d’emergenza in Malawi, dove sono iniziate le alluvioni prima che le tempeste si trasformassero nel ciclone Idai. Mentre in Zimbabwe ha inviato un’équipe d’emergenza nell’area montuosa della provincia di Manicaland, al confine col Mozambico.
Prima del ciclone, in Mozambico MSF forniva assistenza ai pazienti sieropositivi e ai pazienti affetti da tubercolosi multi-resistente ai farmaci e dal 2016 ha avviato un programma per dell’Epatite C. In Malawi MSF dal 1986 fornisce assistenza ai pazienti HIV, in particolare tra gli adolescenti e altri gruppi vulnerabili. Nel distretto di Chiradzulu, sta sviluppando anche un progetto per la prevenzione e il trattamento del tumore cervicale. In Zimbabwe MSF lavora dal 2000 in collaborazione con il Ministero della Salute, fornendo trattamenti per HIV, TB, malattie croniche e salute mentale. Nel 2017 ha assistito 1.400 pazienti per violenza sessuale e condotto 1.500 sedute individuali di salute mentale.