Palermo, 18 febbraio 2015 – Un’endoprotesi impiantata grazie all’uso della tecnica a ultrasuoni Ivus (intravascular ultra sound) salva la vita ad una paziente, una donna palermitana di 71 anni, alle prese con un grave aneurisma aorto-iliaco. È successo a Palermo, al reparto di Chirurgia vascolare dell’Azienda Ospedaliera Villa Sofia-Cervello, dove l’equipe chirurgica guidata dal Direttore dell’Unità operativa, Silvio Licata, insieme al dr. Carlo Comandè e al radiologo Fabio La Gattuta, ha portato a termine questo delicato intervento chirurgico, prima volta assoluta per l’Azienda palermitana.
Un intervento complesso che ha reso necessario abbinare la metodologia endovascolare e la tecnica Ivus in quanto la paziente presentava un addome definito “ostile”, ovvero già operato più volte, trattato anche per un carcinoma bronchiale, e infine era anche allergica al mezzo di contrasto, quindi non poteva essere sottoposta ai tradizionali metodi di indagine diagnostica che prevedono di iniettare un farmaco nel sistema vascolare per visualizzare la parete dell’arteria, né poteva essere sottoposta ad una chirurgia tradizionale per le sue concomitanti gravi patologie.
Con la tecnologia Ivus, sistema computerizzato di imaging a ultrasuoni, una particolare ecografia intrarteriosa, l’equipe chirurgica ha potuto procedere ad impiantare l’endoprotesi, attraverso due piccoli tagli inguinali, con assoluta precisione ed efficacia, dopo aver valutato esattamente la dimensione e il posizionamento dell’aneurisma.
Oltre all’aneurisma dell’aorta la paziente, che è stata già dimessa, aveva un grosso aneurisma a livello dell’arteria iliaca destra che aveva raggiunto una dimensione di 50 millimetri, con il rischio quindi imminente di una rottura che avrebbe portato all’esito fatale.
L’impianto dell’endoprotesi, che rimane definitivamente all’interno dell’aorta grazie ai suoi uncini di ancoraggio e alla forza radiale che la preme saldamente contro la parete aortica, ha permesso l’isolamento dell’aneurisma, e la creazione di una nuova via per il flusso del sangue, scongiurando quindi il pericolo di vita.
“La tecnologia Ivus – sottolinea il dr. Licata – risponde alle attuali linee guida sanitarie e alla normativa vigente, rispondendo alla necessità di tutela della sicurezza dei lavoratori sul posto di lavoro e in particolare del personale tecnico sanitario e potrebbe quindi contribuire all’eliminazione dei costi del rischio radiologico. Consente inoltre di trattare pazienti affetti da allergie al mezzo di contrasto o affetti da insufficienza renale, migliorando l’operatività del reparto”.
fonte: ufficio stampa