La tecnica chirurgica, nata dalla collaborazione tra l’Urologia delle Molinette di Torino e l’Institute of Urology di Londra, ha consentito di semplificare in modo efficace un intervento che prima era gravato da tempi operatori infiniti ed alti rischi di fallimento
Torino, 7 giugno 2017 – Ricostruito un pene utilizzando una parte dell’avambraccio. E’ l’intervento complesso ed innovativo che sarà effettuato in diretta durante il Congresso “Innovazioni in chirurgia ricostruttiva e robotica in urologia”, che si terrà l’8 ed il 9 giugno 2017 (ore 8,30), presso l’Aula Magna A.M. Dogliotti dell’ospedale Molinette di Torino.
Due giorni dedicati interamente alle ultime sofisticate tecniche di chirurgia ricostruttiva e robotica per guarire complesse patologie del pene. La Clinica Urologica universitaria, diretta dal prof. Paolo Gontero, insieme all’équipe andrologica dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino – Luigi Rolle, Omidreza Sedigh, Carlo Ceruti e Massimiliano Timpano – inaugureranno le nuove sale operatorie dell’Urologia con un intenso programma di chirurgia dal vivo alla presenza di una platea di esperti internazionali.
Fiore all’occhiello dell’evento sarà la realizzazione di un complesso intervento di ricostruzione totale del pene, utilizzando una parte dell’avambraccio del paziente, unica possibilità per un uomo di recuperare la sua dignità dopo essere guarito da un tumore che ha comportato l’asportazione completa del pene e per un giovane affetto da micropene (una rara condizione caratterizzata dal mancato sviluppo del pene) di poter finalmente avere un’attività sessuale normale e procreare.
Questa tipologia di intervento rappresenta l’unica soluzione nei casi di anomalie congenite del pene (quali il micropene o le gravi forme di ipospadia ed epispadia), quando si verifica una perdita del pene a motivo di eventi traumatici (non inusuali ancora oggi nelle zone di guerra infestate dalle mine) e nei transessuali donna che hanno forte motivazione a diventare maschi.
La tecnica chirurgica, nata dalla collaborazione tra l’Urologia delle Molinette e l’Institute of Urology di Londra, ha consentito di semplificare in modo efficace un intervento che prima era gravato da tempi operatori infiniti ed alti rischi di fallimento.
La struttura del nuovo pene viene creata a partire da un lembo di cute e di tessuto sottocutaneo (con i relativi nervi e vasi sanguigni che serviranno per mantenerne la vitalità e la sensibilità) prelevato dall’avambraccio del paziente ed impiantato a sua volta nella sede originaria del pene.
Una tecnica complessa ma efficace consente di ricostruire, nello stesso intervento, un glande molto simile a quello originario e di ricostituire il canale per il passaggio dell’urina (uretra). La funzione erettile del neopene viene garantita da una protesi peniena inserita in un secondo tempo. La perdita di tessuto a livello dell’avambraccio viene a sua volta “colmata” apponendo un prelievo di cute dalla coscia del paziente.
Con un intervento di poche ore si otterranno sinora risultati molto soddisfacenti sia dal punto estetico che funzionale, tanto da rendere questa chirurgia vincente rispetto all’ancora pionieristico trapianto di pene, argomento che verrà dibattuto in una tavola rotonda alla presenza di un ospite d’eccezione, il chirurgo dell’Università di Harvard autore del primo trapianto del genere negli Stati Uniti.
Altro protagonista dell’evento sarà la chirurgia robotica del tumore alla prostata con la presentazione di una nuova tecnica in cui verrà asportato il tumore e posizionata una protesi peniena per garantire il recupero della funzione sessuale.
Una tipologia di intervento che trova la sua indicazione nei pazienti affetti da una malattia ad alto rischio, in cui la prostatectomia non può essere effettuata conservando la funzione sessuale.
Grazie a questo tipo di chirurgia anche il paziente con un tumore alla prostata ad alto rischio potrà mantenere una soddisfacente funzione sessuale, che altrimenti sarebbe stata inevitabilmente compromessa a patto di non ricorrere ad un secondo intervento chirurgico.
L’applicazione del dispositivo protesico, impiegando la stessa tecnica robotica utilizzata per asportare la prostata, rappresenta un ulteriore passo in avanti per la chirurgia oncologica, sempre più attenta all’importanza di aspetti della persona come la sessualità.
fonte: ufficio stampa