Dott. Roberto Redi, Direttore dell’Ortopedia dell’ospedale San Donato: “La chirurgia robotica viene utilizzata per le protesi totali e parziali di ginocchio, anca e, tra poco, anche della spalla. Il braccio robotico ci permette di eseguire sul paziente quello che abbiamo pianificato sul software”
Arezzo, 21 ottobre 2020 – Frattura al femore, intervento chirurgico, 3 giorni di ricovero. E poi a casa. Non una paziente qualsiasi ma una donna di 101 anni.
“L’ortopedia ha fatto importanti passi in avanti – ricorda Roberto Redi, neo Direttore dell’ortopedia del San Donato – Solo fino a pochi decenni fa l’ortopedico poteva contare su mezzi ancora piuttosto ‘rudimentali’ per il trattamento delle patologie sia ortopediche che traumatologiche. Questa branca specialistica è cresciuta con il crescere delle conoscenze e della professionalità degli operatori, con l’ingegnerizzazione e in ultimo con l’introduzione della chirurgia robotica. Il nostro reparto è ormai allineato agli standard più elevati”.
Oltre 1.500 interventi all’anno, in grado di garantire anche il trattamento di pazienti che presentino fratture complesse a carico dell’arto superiore, dell’arto inferiore, della colonna vertebrale e del bacino. E poi la chirurgia della patologia artrosica dell’anca, del ginocchio e della spalla effettuata mediante l’impianto di protesi di ultima generazione; in ultimo, ma non meno importante, la chirurgia del piede e della mano.
“Il nostro gruppo di ortopedici – ricorda Redi – sta lavorando al rafforzamento dello spirito di squadra e delle motivazioni professionali. Tutti sanno trattare il paziente traumatizzato ma ognuno di noi si sta anche specializzando in un ambito specifico, per dare ai pazienti risposte sempre meno invasive e più qualificate. Ad esempio il trattamento artroscopico e non delle patologie a carico della spalla e del ginocchio, il trattamento di patologie della colonna vertebrale, etc.”.
Elemento di eccellenza è la chirurgia robotica: “viene utilizzata per le protesi totali e parziali di ginocchio, anca e, tra poco, anche della spalla. Il braccio robotico ci permette di eseguire sul paziente quello che abbiamo pianificato sul software. La precisione è estrema: il margine di errore è di 1 millimetro. Se lo superiamo, il sistema si blocca e questo evita di arrecare involontari danni al paziente. I vantaggi non si fermano qui. Ricordo la diminuzione dei rischi di infezione, la riduzione dei tempi di degenza, la possibilità di recuperare più velocemente. Senza dimenticare che la maggiore precisione che consente il robot permette di allungare la durata delle protesi che sono state impiantate”.
“Siamo un punto di riferimento che si consolida sempre di più – conclude Redi – Il San Donato è stato valutato come il 18esimo ospedale italiano e il secondo in Toscana: facciamo parte di un grande gruppo di professionisti che lavorano con la volontà di dare un proprio contributo, sempre più forte, alla crescita dell’ospedale San Donato e della sanità aretina tutta”.