A cura del dott. Alberto Vannelli, Direttore UOC Chirurgia Generale, Ospedale Valduce – Como
Como, 17 febbraio 2021 – Covid-19: una pandemia cha ha colpito tutti; molte le differenze di norme tra Italia e Svizzera, non per i cittadini affetti da tumore. Racconta Ermanno Leo, chirurgo oncologo: “La gestione dei malati oncologici sta subendo gravi ritardi: gli ospedali spesso sono costretti a rifiutare i ricoveri, a chiudere i reparti per le chemioterapie, per gli esami di controllo”.
Secondo l’Associazione italiana di oncologia medica, gli screening nei primi 5 mesi del 2020 in Italia sono stati un milione e quattrocentomila in meno rispetto al 2019, con una percentuale di cittadini operati ridotta del 22%; ma se Atene piange, Sparta non ride: qualche settimana fa, infatti, il delegato del Consiglio federale elvetico Andreas Stettbacher dipingeva un quadro a tinte fosche, con reparti di terapia intensiva pieni all’80% in dieci cantoni, e rischio di annullare o posticipare interventi chirurgici, anche in urgenza.
“La prima fase – racconta Alberto Vannelli, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di chirurgia generale al Valduce – ha visto gli ospedali lariani impegnati ad arginare questa emergenza, ci siamo interrogati sul futuro dei cittadini, sui pazienti con altre patologie e su come garantire una continuità assistenziale di cure. Grazie a mia moglie Sara De Dosso, Caposervizio di oncologia medica e responsabile dell’unità tumori gastrointestinali all’Ente Ospedaliero Cantonale, ho conosciuto il dott. Davide La Regina, primario di chirurgia dell’Ospedale Regionale di Bellinzona e Valli. È nato un rapporto di cordiale amicizia e reciproca stima che ha condotto a un progetto di collaborazione scientifica in ambito chirurgico siglato l’anno scorso”.
Un risultato sicuramente in controtendenza se si pensa che la Federation of Italian Cooperative Oncology Groups, tempo fa pubblicava i dati di uno studio secondo cui il numero delle sperimentazioni in Italia si è ridotto di circa il 35%, con lo scoppio della pandemia.
“Tutti – racconta La Regina – abbiamo fatto del nostro meglio per garantire l’assistenza necessaria ai cittadini affetti da tumore, per questo crediamo che unire le forze sia un dovere morale per sviluppare la ricerca a livello internazionale: questa pandemia troverà una sua soluzione, ma è importante riflettere sul fatto che nel futuro dovremo rivedere l’attuale modello per una continuità di cure oncologiche e innovazione chirurgica, all’interno di ambienti ad alto rischio”.
Una proficua collaborazione che ha già trovato felice esito, con diversi lavori pubblicati su prestigiose riviste internazionali e i risultati di un promettente studio presentato a ottobre alla ESSO la Società Europea di Chirurgia Oncologica, su pazienti oncologici fragili operati da svegli.
“Avendo lavorato per oltre 10 anni all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – conclude Vannelli – conosco bene il valore della ricerca, ecco perché abbiamo deciso di investire, in questo progetto di utilità per il territorio. Nei prossimi mesi ci aspettiamo ancora difficoltà: andrà limitata il più possibile la migrazione dei malati da una regione all’altra e andranno previste alcune attività di assistenza da remoto per regolare gli ingressi in ospedale. Al centro di un territorio posto nel crocevia con l’Europa, siamo convinti che la capacità di fare squadra costituisca un elemento importante per lo sviluppo armonioso delle relazioni: creare una rete con i centri d’oltralpe che fanno ricerca favorirà sicuramente il miglioramento della cura delle patologie oncologiche. Come ha sottolineato il prof. Spaggiari Direttore del Programma Polmone dell’Istituto Europeo di Oncologia: “indossiamo la mascherina e ci laviamo meglio le mani, tutto questo ci protegge dal virus. Ma fare uno screening ci protegge dal cancro” e Massimiliano Allegri, testimonial della campagna di Fondazione Pro, ricorda: “per il cancro non c’è lockdown”.