Roma, 24 aprile 2018 – “Staccare un respiratore artificiale. Chiudere gli occhi davanti ai centri di detenzione libici. Bombardare luoghi fortemente popolati da civili o obiettivi non militari. Bloccare forzatamente esseri umani in condizioni inumane. Vendere armi che uccidono in Yemen – scrive il presidente nazionale di Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca – Ci sono decisioni che fanno la differenza tra la vita e la morte. Ci sono decisioni che possono causare sofferenze enormi a migliaia di donne, uomini e bambini”.
“Tutti quanti abbiamo seguito con grande partecipazione la vicenda di Alfie come quella di Charlie e abbiamo parlato e discusso di diritto alla vita. Ecco, se la vita è correttamente un diritto – continua Rocca – dobbiamo ricordarci anche che le vite sono tutte uguali. E allora ci piacerebbe vedere tutti quelli che hanno seguito questi casi di attualità o quelli che hanno incensato il governo per la decisione sulla cittadinanza, fare lo stesso per ogni bambino che vediamo morire o soffrire atrocemente. Invece, molte volte, gli stessi tanto interessati ai temi della cosiddetta bio-etica sono quelli che poi voltano le spalle a chi muore in mare, a chi viene bombardato in Yemen o in Siria, a chi viene torturato in Libia, a chi viene trucidato in una delle tante guerre dimenticate nel continente africano”.
“Vorremmo che un bambino nato in Yemen o in Darfour non valesse di meno di uno nato in Inghilterra o in Italia. Invece scopriamo che un neonato appena nato, ma di sangue reale, riesce a essere più ‘notiziabile’ del piccolo Alfie o di qualunque altro bimbo che soffre in giro per il mondo, proprio in questo momento. Ecco, vorremmo che ogni neonato fosse trattato come un Royal baby”, conclude il presidente nazionale di Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca.