Lugano, 14 giugno 2019 – Quali sono le ricerche più avanzate, nel settore oncologico? Quali frontiere realmente nuove si stanno aprendo nella lotta contro i tumori? A questi temi è dedicato il Forum “Revolutionary therapies for cancer”, che si terrà il 21 giugno a Lugano nell’Auditorium dell’Università della Svizzera italiana (via Giuseppe Buffi, 13), con inizio alle 14.15.
Parteciperanno tre autentici ‘giganti’ internazionali della ricerca sul cancro: Carl June, direttore del Center for Cellular Immunotherapies dell’Università della Pennsylvania e pioniere delle “CAR-T cells” (autotrapianto di linfociti potenziati tramite l’ingegneria genetica); Michael Hall, docente al Biozentrum dell’Università di Basilea, vincitore del prestigioso premio Lasker e scopritore di un’importante terapia antitumorale legata all’inibizione di una proteina chiamata TOR; Alberto Mantovani, docente all’Humanitas University di Milano e direttore scientifico dell’Humanitas Research Hospital, che fin dagli anni ’70 è stato fra i primi nel mondo a scoprire i meccanismi che le cellule tumorali attivano per bloccare le difese naturali dell’organismo (da queste ricerche è partito il filone, tumultuoso, dell’immunoterapia, che ha cambiato, e sta cambiando, l’approccio alla cura dei tumori).
Nella parte finale dell’incontro, la prof.ssa Solange Peters, futuro Presidente della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), presenterà una panoramica su come questa ricerca di frontiera è arrivata negli ospedali.
La rivoluzione è partita quando i ricercatori hanno cominciato a ‘smascherare’ il modo in cui le cellule tumorali riescono a frenare, o perfino a bloccare, le cellule del sistema immunitario che, invece, dovrebbero attaccarle e distruggerle. In molti casi – hanno scoperto gli studiosi di vari gruppi internazionali – le cellule tumorali riescono addirittura a portare dalla loro parte i ‘poliziotti’ dell’organismo, che da un certo momento in poi collaborano con il tumore, per farlo crescere meglio.
Questi studi hanno aperto le porte, com’è facile immaginare, anche a una serie di contromisure, per impedire alle cellule tumorali di agire indisturbate. Da qui, i significativi sviluppi delle terapie anti-cancro a cui stiamo assistendo negli ultimi tempi, con la rapida ascesa dell’immunoterapia.
“È cambiata in modo radicale la stessa ‘filosofia’ che sta alla base delle terapie contro i tumori – spiega Andrea Alimonti, docente di oncologia all’Università della Svizzera italiana e coorganizzatore del Forum del 21 giugno – Dopo avere cercato, per decenni, di combattere direttamente le cellule tumorali (con la chemioterapia, per esempio), adesso si indirizzano i farmaci anche verso le cellule del sistema immunitario, cioè del nostro sistema di difesa, per fare in modo che sia l’organismo stesso a proteggersi in modo molto più efficace contro il tumore”.
L’immunoterapia sta seguendo numerose strade diverse. Quelle che, finora, hanno dato i risultati più efficaci e sono già entrate nell’uso clinico riguardano, soprattutto, i cosiddetti inibitori del checkpoint e le CAR-T cells.
“Gli inibitori del checkpoint – spiega Alimonti – sono anticorpi monoclonali capaci di neutralizzare gli ‘interruttori’ usati dai tumori per paralizzare i linfociti T (cellule importantissime del sistema immunitario, in grado di uccidere le cellule cancerose): grazie a questi nuovi farmaci, i linfociti ritrovano la loro forza, nella battaglia contro il cancro. Gli inibitori del checkpoint sono stati approvati dalle autorità sanitarie americane ed europee per diversi tipi di cancro (melanoma, polmone e altri)”.
“Le CAR-T cells, invece – continua Alimonti – sono dei ‘super-linfociti’ T geneticamente modificati in laboratorio per renderli capaci di combattere in maniera efficacissima contro il tumore, che vengono prelevati dal sangue del paziente, modificati e poi reimmessi nel paziente stesso. Al momento, sono stati approvati dalle autorità sanitarie per malattie come la leucemia linfoblastica acuta e alcuni tipi di linfomi avanzati”.