Roma, 25 ottobre 2019 – “Per sconfiggere il cancro bisogna anche riuscire a instaurare un dialogo costruttivo ed efficace tra medici e pazienti. Queste due categorie di persone si ritrovano da parti diverse della ‘barricata’ ma condividono un percorso comune: la malattia. Una comunicazione corretta diventa così fondamentale e imprescindibile soprattutto per garantire una buona qualità di vita”. Con queste parole Fabrizio Nicolis, presidente di Fondazione AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) apre la giornata pre-congressuale del XXI congresso nazionale AIOM che inizia oggi a Roma.
L’evento dal titolo “Le attese dei pazienti, le risposte degli oncologi: Quando mi dicono… Cosa vorrei…” si è svolto ieri e ha visto la partecipazione di oltre 100 oncologi, pazienti, caregiver e psico-oncologi. Al centro del convegno il confronto tra clinici e malati sulle rispettive esigenze emotive quando devono affrontare le problematiche della diagnosi, della recidiva di malattia o dell’inserimento in uno studio clinico. I pazienti, quando sentono dirsi “Hai un tumore” oppure “La cura non funziona” oppure “Potresti partecipare a uno studio clinico”, cosa vorrebbero? Ognuna di queste discussioni viene introdotta da un breve filmato estratto da alcuni famosi film.
“Fondazione AIOM vuole affrontare questi temi, richiesti dai pazienti, e da tempo cerca di fornire soluzioni, ad esempio, nella ricerca dei centri di cura – aggiunge Fabrizio Nicolis – Non a caso, è stata creata nel nuovo sito di Fondazione AIOM una sezione “Dove mi curo” per aiutare i pazienti oncologici italiani a trovare il centro oncologico chirurgico più vicino e con maggior volume di interventi (dati tratti dal Piano Nazionale Esiti di Agenas 2018). Inoltre, le parole possiedono un indiscutibile valore terapeutico. Bisogna riuscire a trovare quelle giuste, conciliando le reciproche esigenze, per favorire così un confronto che sia di supporto a clinici e malati. I dati scientifici e statistici più recenti dimostrano chiaramente come la sopravvivenza sia in aumento; nonostante ciò i tumori continuano a incutere timore tra tutta la popolazione. E questo può avere effetti negativi sul decorso della malattia. Il malato deve quindi essere libero di parlare con il ‘suo’ linguaggio all’oncologo il quale deve evitare la più fredda comunicazione tecnico-scientifica”.
“Importante inoltre diffondere informazioni sui benefici che possono derivare ai pazienti dall’inserimento in protocolli di studio: ulteriore impegno di Fondazione AIOM – sottolinea Fabrizio Nicolis – E per il terzo anno di fila, come Fondazione AIOM, stiamo promuovendo questi eventi per favorire percorsi comuni e cercare di accorciare le attuali distanze tra medici specialisti e pazienti oncologici”.