Milano, 19 giugno 2020 – L’American Society of Clinical Oncology (ASCO) ha scelto l’Istituto Europeo di Oncologia per la divulgazione in Italia dei contenuti del suo convegno annuale di Chicago, quest’anno svolto in modalità virtuale, che rappresenta l’appuntamento più importante per l’oncologia medica mondiale.
In questo suo ruolo prestigioso, IEO organizza il 20 e 21 giugno “Best of Asco – Asco20 Virtual”, appuntamento su web rivolto a tutta la comunità degli oncologi clinici italiani. L’obiettivo è garantire che l’oncologia italiana, universalmente riconosciuta come area di eccellenza, sia omogeneamente allineata alle frontiere più avanzate delle terapie anti-cancro.
Responsabili scientifici dell’incontro sono il Direttore Scientifico, prof. Roberto Orecchia e il Direttore della Divisione Nuovi Farmaci e Terapie Innovative, prof. Giuseppe Curigliano, ai quali è affidato il compito, insieme ai Direttori di Programma IEO, di illustrare e condividere gli studi più rilevanti presentati al convegno americano.
“Da molti anni il Convegno ASCO porta buone notizie per i pazienti oncologici – dichiara Orecchia – Anche quest’anno è stato così: i nuovi farmaci biologici sono sempre più numerosi e più efficaci, anche per i tumori fino a ieri considerati pressoché inattaccabili dalle terapie mediche in fase avanzata, come quello del polmone, dell’ovaio o il melanoma. Tuttavia il tema centrale di quest’ anno non poteva essere che l’impatto diretto e indiretto della pandemia Covid sulla cura del cancro”.
L’impatto diretto è misurato essenzialmente da due studi internazionali: CCC-19 che ha esaminato 923 pazienti Covid con diversi tumori solidi ed ematologici e TERAVOLT che ha studiato 400 casi di Covid e tumore al polmone. I risultati di CCC-19 mostrano un tasso di mortalità del 13%, il 50% di ospedalizzazione e il 26% di ricoveri in terapia intensiva o ricorso alla ventilazione. Per i pazienti di tumore al polmone la mortalità sale al 35.5%, l’ospedalizzazione all’83.5% e il ricovero in terapia intensiva scende invece al 13.3 %.
“Questi dati hanno generato linee guida internazionali per la gestione ottimale del paziente oncologico in emergenza Covid – continua Orecchia – Più scottante è ora il tema dell’impatto indiretto del virus in oncologia, soprattutto per lo stop alla diagnosi precoce e agli screening, che sono il fondamento della guaribilità dei tumori. Il Financial times riporta che in Gran Bretagna nel mese di marzo le visite all’interno del sistema pubblico per sospetto tumore erano diminuite del 75%, che significa 30.000 visite diagnostiche mancate ogni settimana, che corrispondono a 2300 pazienti lasciati senza cura. Se si aggiungono i pazienti che normalmente si affidano alla sanità privata, i pazienti ‘persi’ diventano 4.500 alla settimana. In Italia, dove si fanno circa 1.000 diagnosi di cancro al giorno, le stime di AIOM Associazione Italiana di Oncologia Medica) valutano dalle 24.000 alle 30.000 diagnosi in meno nei mesi del lockdown”.
“Per quanto riguarda gli screening la situazione dei ritardi è altrettanto seria. Secondo uno studio Nomisma gli screening oncologici non riprenderanno prima di settembre 2020, ed entro allora saranno eseguiti soltanto 1/3 dei test preventivi mediamente eseguiti in un anno per tumore della mammella, del collo dell’utero e del colon. Il che significa che negli ultimi 4 mesi dell’anno dovranno essere eseguiti 1,2 milioni di test mammografici, 1,1 milioni di pap-test e circa 1,6 milioni di hemoccult”, prosegue Orecchia.
“Dobbiamo immediatamente impegnarci a recuperare le visite e gli esami, oltre che le terapie non effettuate nei mesi Covid. Bisogna intervenire subito perché se non abbiamo potuto schivare l’inevitabile impatto del virus, ora possiamo però limitarlo. In questo processo conta l’organizzazione degli ospedali e dell’assistenza territoriale, ma conta anche la percezione della popolazione. Il rischio cancro c’è, ma, a differenza di quanto avviene per i virus sconosciuti, sappiamo come difenderci. Quindi il nostro appello agli italiani è: tornate alla prevenzione, alle visite, agli ospedali, con urgenza, ma con serenità”, conclude il prof. Orecchia.