Prof.ssa Rossana Berardi, Ordinario di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche, Direttrice della Clinica Oncologica, AOU Ospedali Riuniti di Ancona e membro del Direttivo Nazionale AIOM: “Possiamo dare i farmaci ogni 4-6 settimane”. Presentati all’ASCO di Chicago i dati su uno studio internazionale condotto su 733 malati. La ricerca è stata condotta in 37 centri oncologici europei e ha confrontato due modalità di somministrazione (ogni 2/3 settimane o 4/6). Riscontrate differenze non significative tra i due approcci in termini di tossicità ed effetti collaterali. In corso ulteriori indagini per valutare l’impatto economico
Chicago, 6 giugno 2022 – L’immunoterapia può essere utilizzata anche in modalità “prolungata” per il trattamento di alcune forme di tumore. Risulta efficace e sicura, per i pazienti, come quando avviene la somministrazione “tradizionale”. È questa la conclusione di uno studio internazionale condotto su 733 malati in cura presso 37 diversi centri oncologici europei. La ricerca è stata coordinata dalla Clinica Oncologica dell’Università Politecnica delle Marche – AOU Ospedali Riuniti di Ancona e viene presentata, come poster, al congresso dell’ASCO (American Society of Clinical Oncology) in corso in questi giorni a Chicago.
“I farmaci immunoterapici sono stati inizialmente studiati per essere somministrati ogni 2/3 settimane – sottolinea la prof.ssa Rossana Berardi, Ordinario di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche, Direttrice della Clinica Oncologica, AOU Ospedali Riuniti di Ancona e membro del Direttivo Nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) – Tuttavia possono essere somministrati anche in modalità “prolungata” e quindi con la dose “estesa” ogni 4/6 settimane. Nello studio siamo andati a ricercare eventuali differenze tra le due diverse modalità di somministrazione dell’immunoterapia in pazienti affetti da tumori solidi, principalmente melanoma e carcinoma polmonare non a piccole cellule.
“Sono due forme di cancro particolarmente insidiose che colpiscono rispettivamente ogni anno oltre 14mila e 28mila uomini e donne solo nel nostro Paese – spiega Berardi – In particolare abbiamo valutato gli effetti collaterali e le tossicità. Abbiamo riscontrato che nella pratica clinica il profilo di sicurezza del trattamento a dose prolungata non differisce sostanzialmente dalla dose standard”.
Lo studio è frutto di una grande cooperazione tra tanti centri Italiani ed europei, con il coordinamento della prof.ssa Berardi e del suo team costituito dal dott. Luca Cantini, dal dott. Francesco Paoloni, dalla dott.ssa Federica Pecci e dal dott. Alessio Lupi.
L’immunoterapia è una cura che consiste in farmaci in grado di riattivare il sistema immunitario che riesce così combattere la neoplasia. “Si tratta di una tipologia di cura estremamente efficacie in alcune patologie oncologiche – conclude la prof.ssa Berardi – Come tutte le armi che utilizziamo per sconfiggere il cancro presenta degli effetti collaterali che risultano diversi rispetto alla chemioterapia tradizionale. Sono inoltre farmaci che presentano costi importanti sia per le singole strutture sanitarie nonché per l’intero sistema sanitario nazionale. Con la nuova ricerca stiamo dimostrando come la somministrazione in modalità “prolungata” sia una valida, sicura e fattibile opzione terapeutica. Il nostro studio è “real life” e quindi valuta pazienti oncologici al di fuori delle sperimentazioni cliniche. Stiamo ora conducendo ulteriori indagini di approfondimento in merito all’efficacia di questa strategia e al suo impatto economico”.