Gianni Amunni, Coordinatore Rete Oncologica Regione Toscana: “Ora si apre una nuova prospettiva che richiede l’aggiornamento dei Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA), la selezione di casi eleggibili, l’individuazione di percorsi tempestivi e appropriati”
Roma, 4 novembre 2022 – Proseguono gli incontri su “Immunoncologia al femminile – Focus on Carcinoma endometriale” nelle principali regioni italiane, organizzati da Motore Sanità. Obiettivo analizzare l’attuale cambio di scenario nelle opportunità di cura di questo tumore – in Italia le stime indicano attualmente 122.600 donne che vivono dopo una diagnosi di carcinoma dell’endometrio, e una mortalità stimata per il 2021 di 3.100 decessi, nonostante la sopravvivenza a 5 anni sia passata dal 77% nel 2017 al 79% nel 2020 – al fine di generare idee e buone pratiche per garantire un accesso rapido alle terapie più efficaci e ai test necessari, mantenendo appropriatezza senza sprechi di risorse.
La tappa Toscana, Marche, Umbria ha regalato spunti davvero interessanti.
Così Gianni Amunni, Coordinatore Rete Oncologica Regione Toscana: “Da oltre 20 anni non si verificava la disponibilità di una nuova terapia in grado di incidere sulla prognosi di un tumore che, pur considerato non particolarmente aggressivo, aveva una quota di recidive difficili da trattare. Ora si apre una nuova prospettiva che richiede aggiornamento dei Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (PDTA), selezione di casi eleggibili, individuazione di percorsi tempestivi e appropriati”.
“Questo tumore conta circa 400mila nuovi casi all’anno in tutto il mondo – continua Michele Maio, Direttore del Dipartimento Oncologico e del Centro di Immunoncologia dell’Azienda Ospedaliero-universitaria Senese – In Italia si contano circa 10mila casi ogni anno, con oltre 2mila decessi. Si tratta quindi di un tumore con rilevanza anche in termini numerici che rischia di aumentare ulteriormente nei prossimi anni. L’immunoterapia nel cancro è una strategia promettente. I dati concreti si hanno da circa 10 anni. Non tutti i pazienti, però, rispondono all’immunoterapia. Non sappiamo il motivo, ma sappiamo che è possibile identificare pazienti più sensibili verso questo tumore. Mentre con la chemioterapia la risposta è dura da mantenere nel tempo, con l’immunoterapia questo è possibile e diversi studi dimostrano che i pazienti vivono meglio. Dalla conferma dei dati che abbiamo fino ad ora è verosimile che tra 5 o 6 anni potremo parlare di terapia che ci permetterà di evitare la chirurgia”.
Risultati assolutamente incoraggianti, come conferma Rossana Berardi, Presidente Associazione Women for Oncology Italy, Professore Ordinario di Oncologia Università Politecnica delle Marche e Direttore della Clinica Oncologica AOU Ospedali Riuniti di Ancona, che plaude all’introduzione di questi farmaci innovativi. Con un ma. “É importante rendere rapido, efficace ed equo l’accesso ai farmaci innovativi che hanno documentato dati di attività ed efficacia per i nostri pazienti oncologici e altrettanto fondamentale è rendere omogeneo l’accesso alla profilazione biomolecolare sul panorama nazionale”.