Pavia, 28 settembre 2022 – Una metodologia innovativa rivoluziona la diagnosi e il trattamento del tumore alla prostata all’Istituto di Cura Città di Pavia (Gruppo San Donato). La biopsia prostatica fusion viene ora eseguita per via transperineale e non più per via transrettale.
La nuova tecnologia, già in grado di eseguire prelievi bioptici mirati, grazie alla novità dell’accesso transperineale consente di poter curare il tumore con l’ablazione focale. “È la terapia focale, la nuova frontiera della cura del cancro alla prostata”, sottolinea il dott. Dimitrios Choussos, responsabile dell’unità di Urologia della struttura ospedaliera.
Il vantaggio di poter intervenire solo su alcune aree della prostata, preservando la ghiandola intera da una chirurgia di tipo radicale, rende la terapia focale, da un lato, un’efficace opzione terapeutica per il cancro alla prostata (Pca) in pazienti selezionati con tumore localizzato e, dall’altro, una sempre più valida alternativa alla sorveglianza attiva nei casi di cancro alla prostata a basso rischio, rendendo possibile intervenire subito senza attendere lo sviluppo della neoplasia.
Lo specialista visualizza le immagini della risonanza sul monitor dell’ecografo, identificando le zone sospette, dopodiché introduce la sonda ecografica prostatica e, infine, avvia la procedura software di fusione delle immagini ecografiche con quelle della risonanza magnetica. Si procede, quindi, a prelievi bioptici – eseguiti per via transperineale, ossia con ago introdotto attraverso il perineo (la zona posta tra i testicoli e l’ano) – che, grazie a questa tecnica, risulteranno precisi e mirati.
Ne consegue la riduzione dei risultati falsamente negativi, del numero dei prelievi bioptici e delle complicanze ad essi correlate (ematuria, infezione delle vie urinarie, ritenzione acuta di urina), accanto a una maggiore capacità di identificare tumori particolarmente aggressivi e a una maggiore definizione dell’estensione della neoplasia. Ciò consente una migliore gestione diagnostica e chirurgica del paziente.
I vantaggi dell’accesso transperineale della biopsia fusion sono di enorme portata: il prelievo bioptico eseguito con questa modalità presenta un più elevato grado di sicurezza per il paziente, in termini di riduzione statistica delle possibili complicanze o reazioni avverse e – soprattutto – la tecnologia con approccio bioptico fusion transperineale consente di pianificare ed eseguire la terapia focale.
“Diagnosticare malattie aggressive come un carcinoma è complesso: da una parte non si vorrebbe sottoporre il paziente ad esami strumentali troppo invasivi ma, dall’altra parte, è necessario diagnosticare tempestivamente neoplasie con aggressività elevata, spesso asintomatiche – spiega Choussos – Questa tecnica ci consente di formulare diagnosi in modo preciso e di ottenere ottimi risultati”.
“L’approccio bioptico transperineale è, inoltre, ideale per pianificare ed eseguire un trattamento conservativo e mirato sulla ghiandola prostatica che risulta affetta da neoplasia. In questo senso, la nostra unità operativa, facendo da apripista per la diffusione su ampia scala di questo protocollo che apre alla terapia focale, si proietta nel futuro anche della cura del tumore alla prostata”, conclude il dott. Dimitrios Choussos.