Brutale conflitto nel Kasai, una delle più grandi e dimenticate emergenze umanitarie

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Repubblica Democratica del Congo, centinaia di migliaia di bambini sono in questo momento sul baratro perché il mondo si è voltato dall’altra parte. 400.000 di loro rischiano di morire di fame dopo la fuga dalla guerra

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Roma, 10 febbraio 2018 – Nel conflitto brutale esploso nell’area del Kasai nella Repubblica Democratica del Congo tra il 2016 e il 2017 hanno perso la vita più di 3.300 persone e 1,4 milioni, tra cui centinaia di migliaia di bambini, sono state costrette alla fuga. Alcuni bambini sfollati stanno ora sopravvivendo con 3 pasti a settimana senza che le loro famiglie abbiano alcuna alternativa per trovare il cibo, e quasi 400.000 rischiano di morire di fame nei prossimi mesi a causa della mancanza dei fondi necessari per gli aiuti umanitari.

“Questo Paese, straziato dai conflitti, dove i bambini vengono anche reclutati a forza o usati come scudi umani, sta affrontando una delle più grandi e dimenticate emergenze umanitarie al mondo causate dall’uomo, e i programmi di aiuto necessari per salvare la vita dei bambini sono fortemente a rischio”, ha dichiarato Heather Kerr, Direttore nella Repubblica Democratica del Congo di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro.

“Centinaia di migliaia di bambini sono in questo momento sul baratro perché il mondo si è voltato dall’altra parte. Solo il 3% degli aiuti necessari sono stati finanziati, i governi e i donatori devono fare ogni sforzo possibile per salvare questi bambini”, prosegue Kerr.

Dallo scorso agosto, gli operatori di Save the Children hanno trattato migliaia di bambini affetti da malnutrizione grave, come Benjamin, che ha un anno ed è scampato all’attacco del suo villaggio da parte dei gruppi armati come racconta sua mamma Kapinga: “Sono fuggita con il mio bimbo dopo aver perso mio marito nel caos. Hanno ucciso, distrutto tutto e rubato il nostro bestiame, non avevamo più nulla da mangiare. Quando ho potuto finalmente portare Benjamin in ospedale era in condizioni gravissime, ma dopo aver ricevuto il latte e primi trattamenti si sta lentamente riprendendo”.

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