Pisa, 20 febbraio 2019 – Le agenzie spaziali del mondo puntano a missioni spaziali esplorative di durata sempre maggiore. Dagli Stati Uniti alla Cina, passando per l’Europa, lo sforzo della scienza e della tecnologia è rendere possibile vivere e lavorare nello spazio o su corpi celesti che non siano la Terra.
Perché questo obiettivo sia raggiungibile è necessario contare sul contributo dei prossimi scienziati, attivi soprattutto nel campo della biomedicina, in grado di capire quale sia stato e sia ancora il ruolo della gravità nel plasmare le strutture dei viventi come le conosciamo oggi, per proteggere gli equipaggi spaziali dagli effetti deleteri della sua mancanza e per capire come la “biomedicina spaziale” possa aiutarci a vivere meglio anche sulla terra.
Con queste premesse la Scuola Superiore Sant’Anna ospita il primo corso in Italia di “Space Biology”, come introduzione alla ricerca biomedica di base, sotto l’egida e in collaborazione con Agenzia Spaziale Europea (ESA), all’indomani di un accordo appena sottoscritto.
Il corso di “Biologia Spaziale” si articola in cinque lezioni, ed è aperto alla partecipazione di tutti gli studenti interessati ad approfondire questi argomenti. La prima lezione di mercoledì 20 febbraio è affidata alla ricercatrice in Biologia all’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna, Debora Angeloni, che è anche la responsabile scientifica del corso. Tra i docenti anche l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea Paolo Nespoli, la cui lezione si tiene martedì 26 febbraio.
Per programmare missioni esplorative di lunga durata e per avviarsi alla “colonizzazione” umana dello spazio, è necessario capire come contrastare gli effetti dannosi della nutrita costellazione di fattori ambientali avversi che accompagnano il volo dell’uomo nello spazio, come – ad esempio – le radiazioni cosmiche e le differenze nei cicli tra luce e buio.
La ricerca biomedica di base ha e avrà sempre più un ruolo importante nel contribuire a rendere l’ambiente artificiale, dove gli esploratori spaziali si devono muovere, sempre più adatto alla loro esigenze vitali e operative: il contrario non è infatti possibile.
“E’ adesso importante sottolineare – spiega Debora Angeloni, nell’annunciare il corso in ‘Space Biology’ – che affrontare questa enorme sfida ha già fruttato importanti innovazioni tecnologiche e biomediche che ci accompagnano nel quotidiano terrestre, migliorando la nostra vita e la nostra sicurezza. La sfida forse più importante sarà accettare che questo balzo in avanti tecnologico e scientifico non potrà essere che un’impresa collettiva e transnazionale”.
Al corso in “Space Biology” ne segue un altro di approfondimento, articolato in dieci lezioni di tipo seminariale: gli argomenti, dagli effetti del volo spaziale sul microbioma intestinale, dalla protezione della vista e delle ossa, fino all’ibernazione come possibile contromisura alla durata della missione, saranno trattati da specialisti di levatura internazionale.
Ecco il calendario delle lezioni alla Scuola Superiore Sant’Anna.
- Mercoledì 20 febbraio 2019 (Aula 7, 14.00 -16.00) Debora Angeloni, Scuola Superiore Sant’Anna: “Microgravity research for fundamental cell biology questions. Gravisensing at cell level”.
- Venerdì 22 febbraio (Aula 3, 16.00 -18.00) Ivana Barravecchia, Scuola Superiore Sant’Anna: “Transcriptome study of endothelial cell response to space flight”.
- Martedì 26 febbraio (Aula 3, 17.00 – 19.00) Paolo Nespoli, ESA: “Space as an environment for experimental biology: physical parameters aboard the International Space Station and other space crafts”.
- Venerdì 1 marzo (Aula 7, 00-18.00) Debora Angeloni, Scuola Superiore Sant’Anna: “Cell mechanical memory and transduction pathways”.
- Martedì 5 marzo (Aula 3, 16.00 – 18.00) Gianni Ciofani, Politecnico di Torino e Centro di MicroBioRobotica IIT di Pontedera: “Molecular countermeasures to space flights: the case of nano-antioxidants”.