Napoli, 11 agosto 2022 – Le Aree Marine Protette Mediterranee possono fornire dei benefici ecologici a squali e razze altamente minacciati, ma perché ciò accada è fondamentale una buona gestione della pesca artigianale. A lanciare questo messaggio uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, condotto dagli scienziati della Stazione Zoologica Anton Dohrn e dell’Università di Palermo.
Squali e razze sono tra i gruppi di animali marini più minacciati dalla pesca. Spesso catturati come pescato accessorio, molti di loro sono diventati sempre più specie bersaglio negli ultimi decenni a causa della maggiore domanda di consumo alimentare.
Dal 1970 ad oggi si stima che, a livello globale, le abbondanze di queste specie siano diminuite di circa il 70%. Di conseguenza, circa un terzo delle specie di squali e razze sono valutate come altamente minacciate (Vulnerabili, in Pericolo o in Pericolo Critico) dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN).
La maggior parte delle informazioni sulle catture di squali e razze provengono dalla pesca industriale e poco si conosce di quelle effettuate dalla pesca artigianale, che nel Mediterraneo conta circa i due terzi del totale della flotta di pesca commerciale e che rappresenta una attività chiave dal punto di vista socio-culturale per le comunità rivierasche Mediterranee.
Per contrastare l’uso sfrenato delle risorse marine, le Aree Marine Protette (AMP) sono state pensate come uno strumento per conciliare gli obiettivi di conservazione e di uso sostenibile delle risorse. Infatti, tali aree, che spesso comprendono zone totalmente protette, dove tutte le attività sono vietate, e parzialmente protette, dove le attività sono regolamentate, oltre ad essere efficaci per proteggere la biodiversità marina sono in grado anche di migliorare il benessere dei pescatori.
Il team guidato da Manfredi Di Lorenzo, Antonio Calò e Antonio Di Franco ha avviato, per la prima volta a livello globale, una valutazione degli sbarcati di squali e razze per la pesca artigianale nell’ambito del progetto europeo FishMPABlue 2. I ricercatori hanno anche confrontato le catture della pesca artigianale tra zone parzialmente protette all’interno di AMP e zone non protette limitrofe ad esse in diverse aree di 6 paesi del Mediterraneo (Italia, Spagna, Grecia, Francia, Croazia e Slovenia).
Lo studio evidenzia che gli squali e le razze più altamente minacciate sono stati pescati maggiormente dentro le zone a protezione parziale rispetto alle zone esterne. Questo suggerisce che queste specie siano più abbondanti all’interno delle zone parzialmente protette, evidenziando il potenziale effetto benefico delle AMP su queste specie vulnerabili.
Tuttavia, la cattura di questi animali dentro le zone parzialmente protette potrebbe avere delle conseguenze negative sulla sorte di queste specie. Pertanto, i ricercatori sostengono che, nonostante le aree parzialmente protette svolgano un ruolo importante nella protezione delle specie minacciate, come gli squali e le razze, ulteriori misure di gestione e rispetto delle regole sono necessarie per la loro tutela.