Roma, 11 febbraio 2020 – Avere l’asma e fare sport? Si può fare. Parola dei pediatri di famiglia, ogni giorno impegnati a riconoscere tempestivamente la malattia, a gestirla, in collaborazione con i centri di riferimento quando è grave, e a rendere tutto questo compatibile con la crescita di un bambino, che vuol dire anche sana attività sportiva. L’adesione alla campagna “Ho l’asma e faccio sport” va proprio in questa direzione.
“In età pediatrica l’asma bronchiale è la più comune malattia cronica” ricorda il Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri Paolo Biasci, in occasione del convegno organizzato oggi presso il Ministero della Salute per la XXVII Giornata Mondiale del Malato.
“Arrivano a due/tre per classe i piccoli affetti da quella che è una patologia respiratoria in costante crescita, vuoi per reazioni allergiche a pollini, polveri, acari, muffe, epiteli di animali, vuoi per fattori infettivi, chimici, ambientali o reazioni da sforzo – prosegue Biasci – Fare sport per questi bambini e adolescenti non solo è possibile, ma è necessario al loro benessere psico-fisico. Noi pediatri di famiglia facciamo la nostra parte, ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di intercettare la malattia prima possibile, con strumenti diagnostici essenziali come lo spirometro e le prove allergiche cutanee (skin prick test)”.
“Mi spingerei a dire che l’attività fisica per un bambino asmatico è un diritto – afferma il vicepresidente FIMP Antonio D’Avino – anche se in alcuni casi rischia di essere un obiettivo non raggiunto. Come pediatri di famiglia siamo i primi a dovercene responsabilmente occupare. Ma non tutti disponiamo della stessa tecnologia e di medesimi percorsi: sull’asma in età pediatrica i PDTA (Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali) sono a macchia di leopardo sul territorio nazionale. Un percorso clinico omogeneo ci aiuterebbe invece nella gestione ottimale dei casi di asma non grave e nell’attivazione di una collaborazione strutturata e condivisa con i livelli superiori, nei casi più severi”.
Ma come rendere compatibili asma e sport e quali sono le discipline più indicate per chi soffre di questa malattia? Per Mattia Doria, Segretario Nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche della FIMP, “il paziente asmatico che pratica attività fisica deve compiere un’adeguata preparazione e può aver bisogno di una terapia di fondo e/o di una premedicazione. Tra gli sport più adatti senz’altro il nuoto. Vanno bene comunque tutti quelli in cui l’impegno è graduale nel tempo e crescente nell’intensità, come le arti marziali, il basket e la pallavolo. Ma dobbiamo garantire a tutti i bambini asmatici anche di poter giocare a pallone. Possiamo addirittura affermare che lo sport diventa quasi la ‘cartina al tornasole’ di una buona gestione dell’asma: se l’asma è ben trattata il bambino è in grado di praticare qualsiasi tipo di sport”.
“Non dobbiamo privare bambini e ragazzi asmatici di un’opportunità di crescita fisica, psicologica, umana e sociale straordinaria come lo sport – l’appello del Presidente Biasci – considerando le positive ricadute in termini di salute e benessere. E non possiamo non pensare all’attività fisica come prevenzione di numerose patologie, anche tra gli asmatici. Nella XXVII Giornata Mondiale del Malato chiediamo di potenziare le cure primarie e riqualificare gli studi medici dei pediatri di famiglia. Sarebbe un’azione lungimirante per un futuro sano dei nostri ragazzi, ma anche per la sostenibilità dell’intero Servizio Sanitario Nazionale”.