Presentato a Napoli il “Position Paper” elaborato dalla Società scientifica dei medici di famiglia insieme al Fadoi (medici internisti) e Amd (Medici diabetologi). I risultati di recenti analisi e studi a livello internazionale condotti sul farmaco, hanno messo in risalto nuove evidenze scientifiche che aprono a interessanti prospettive sull’utilizzo di aspirina a basso dosaggio in prevenzione primaria e secondaria e, perfino, per combattere alcuni problemi di natura oncologica
Napoli, 18 aprile 2016 – Sembra incredibile ma, dopo 110 anni dalla sua scoperta, l’Acido Acetil Salicico (ASA), meglio noto come aspirina, promette ancora nuove opportunità terapeutiche. È stato questo il tema al centro dell’Assemblea regionale campana della SIMG (Società Italiana Medicina Generale), svoltasi al Parco San Paolo di Napoli venerdì scorso. Il presidente Matteo Laringe e il segretario, Gaetano Piccinocchi, hanno illustrato ai tanti medici di famiglia presenti all’incontro, il “Position Paper”, un protocollo terapeutico assistenziale promosso e condiviso dalla stessa Simg, Fadoi (Federazione Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti) e Amd (Associazione Medici Diabetologi).
I risultati di recenti analisi e studi a livello internazionale condotti sul farmaco, hanno messo in risalto nuove evidenze scientifiche che aprono a interessanti prospettive sull’utilizzo di aspirina a basso dosaggio in prevenzione primaria e secondaria e, perfino, per combattere alcuni problemi di natura oncologica.
È assai affascinante ipotizzare come questo antico medicamento impiegato per molteplici indicazioni terapeutiche, possa fare matching con i processi di metastasi oncologica, aprendo all’ipotesi che impiegato a basso dosaggio (<=100 mg/die) possa ridurre lo sviluppo di alcune forme tumorali. Il documento illustrato nell’incontro napoletano e siglato da SIMG-FADOI e AMD, ha lo scopo di definire un percorso terapeutico condiviso per il trattamento dei pazienti che possono giovarsi degli effetti protettivi dell’acido acetilsalicilico sul sistema cardiovascolare e per la protezione contro gli eventi atero-trombotici.
Le riflessioni scientifiche maturate sulla scorte di alcuni dati sulla farmaco utilizzazione e sull’aderenza alla terapia, forniti da Health Search, attraverso l’esperienza della Società Medicina Generale Italiana, evidenziano che solo poco più del 52% dei pazienti con precedenti eventi fosse in terapia con ASA, confermando così un sottoutilizzo della terapia anticoagulante. Questo dato assume maggiore rilevanza se si analizza il consumo, nei pazienti già colpiti da pregresso infarto miocardico, che nel 75% dei casi nel primo anno post esito assume la corretta terapia, scendendo al 60% dopo cinque anni.
È ovvio che nella real life esistono alcuni fattori critici che contribuiscono a sottostimare il consumo, a partire dalle abitudini del paziente di ricorrere all’acquisto di ASA in autonomia, per via del basso costo e della facilità di accesso alla terapia, che in questo caso determina l’impossibilità di tracciare il consumo da parte del medico di medicina generale. Da ciò si determina l’evidente necessità di strutturare, attraverso l’adozione di un protocollo clinico condiviso, un’alleanza clinica tra medicina generale, internisti e diabetologi, che abbia lo scopo di contribuire al miglioramento della profilassi degli eventi cardiovascolari, sia nella popolazione con elevati rischi, che nei soggetti a rischio moderato.
Il Position Paper SIMG-FADOI-AMD, presentato all’Assemblea della SIMG Campania a Napoli, rappresenta una linea guida scientifica con la quale si consolida il processo di integrazione tra medicina generale e specialisti, nella gestione del paziente cronico, la cui presa in carico resta obiettivo delle cure primarie.
fonte: ufficio stampa