Arezzo, 23 novembre 2023 – Un intervento delicato, innovativo ed in grado di ridare futuro e speranza. Si tratta di un reimpianto di tessuto ovarico crioconservativo effettuato presso l’U.O.C. di Fisiopatologia della Riproduzione Umana dell’Ospedale Santa Margherita di Cortona con l’equipe ginecologica dell’Ospedale santa Maria Nuova di Firenze ha riguardato una giovane donna curata per un importante patologia oncologica.
Dopo la diagnosi e prima di eseguire l’intervento oncologico, la signora era stata sottoposta dall’equipe del dott. Alberto Mattei a un prelievo bilaterale di tessuto ovarico, congelato e conservato presso la struttura di Cortona. Una volta superata la malattia oncologica e dopo un periodo di sicurezza oncologica è stata eseguita una laparoscopia reinserendo il tessuto ovarico congelato nella stessa sede in cui erano state rimosse le ovaie, in attesa di eseguire una stimolazione ormonale per poter arrivare a una gravidanza.
È il primo caso eseguito in Toscana e nel centro sud Italia. Una storia straordinaria che dice tutto sulla forza della donna che non si arrende alla patologia oncologica e che anzi è disposta a combattere per arrivare alla maternità.
La U.O.C. di Fisiopatologia della Riproduzione Umana dell’Ospedale Santa Margherita di Cortona, diretta dal prof. Luca Mencaglia, è da tempo il centro di riferimento della Rete Regionale Toscana per la preservazione della fertilità mediante crioconservazione di tessuto ovarico. Centinaia di donne da tutta Italia in questi anni si sono rivolte a questa struttura per interventi anche molto complessi e per riacquistare appieno le possibilità di diventare mamme.
“Il nostro Centro – spiega il prof. Luca Mencaglia – già dal 2017 ha eseguito numerosi trattamenti di criopreservazione di tessuto ovarico su pazienti provenienti da tutto il territorio nazionale. Oggi, grazie a questa collaborazione siamo stati in grado di realizzare per la prima volta il reimpianto laparoscopico di tessuto ovarico crioconservato. Dal 2016 ad oggi il Centro di Cortona ha effettuato più di 70 preservazioni di tessuto ovarico lavorando in stretto contatto con il Centro di Copenaghen, diretto dal prof. Claus Andersen, leader mondiale di questa tecnica, che è ampiamente affermata nel nord Europa ed ha permesso la nascita di centinaia di bambini. Nel 92% dei casi è possibile il ritorno della funzionalità ormonale ovarica e nel 38% dei casi anche alla gravidanza”.
Cos’è la crioconservazione del tessuto ovarico
È una pratica alternativa per preservare la fertilità in giovani donne con rischio di insufficienza ovarica prematura. Tale procedura secondo le linee guida dell’ESHRE del 2020, della Società Americana per la Medicina Riproduttiva (ASRM) e dell’AIOM del 2021 “Preservazione della fertilità nei pazienti oncologici” non è più considerata sperimentale per determinate categorie selezionate di pazienti: pazienti prepuberi; pazienti con età inferiore a 40 anni con patologie oncologica a rapida progressione, per cui non si può posticipare l’inizio della terapia oncologica per effettuare la stimolazione ovarica; pazienti con età inferiore a 40 anni che non possono sottoporsi alla stimolazione ovarica per preservare ovociti perché affette da neoplasie endocrino-sensibili e/o alcuni tipi di patologie onco-ematologiche; e pazienti affette da patologia benigna quali endometriosi o altre malattie croniche che possano mettere a rischio la riserva ovarica, ad esempio in contemporanea con l’intervento chirurgico della patologia.