Forlì, 5 marzo 2021 – Dal 2018, nel territorio dell’Azienda USL della Romagna è presente il Centro Malattie Emorragiche Congenite (MEC) che ha sede presso l’Ospedale Bufalini di Cesena . E’ uno dei tre centri MEC riconosciuti dalla regione Emilia-Romagna ed ha come obiettivo la presa in carico e l’assistenza globale di circa 380 pazienti con disordini emorragici congeniti provenienti anche da aree limitrofe il nostro territorio.
Dalla collaborazione tra i professionisti di questo centro e la Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia di Forlì, diretta dal dottor Roberto Casadei, è scaturita la possibilità, pochi giorni fa, di effettuare all’ospedale di Forlì un intervento chirurgico finora effettuabile solo fuori dai confini della Romagna.
“Il 16 febbraio scorso – spiega il dottor Rino Biguzzi, direttore del Servizio di Immunoematologia e Medicina trasfusionale di Cesena- Forlì – presso l’Unità Operativa Ortopedia e Traumatologia di Forlì è stato effettuato per la prima volta nel territorio della Romagna, dal dottor Marcello Lughi, un intervento di artroprotesi di ginocchio in un giovane paziente emofilico di 36 anni. Attualmente non esiste una terapia definitiva e il trattamento prevede l’utilizzo di concentrati del fattore carente, o l’impiego di nuovi agenti emostatici per arrestare emorragie spontanee o secondarie a traumatismi di lieve entità e prevenire il sanguinamento stesso”.
“I pazienti emofilici – prosegue la dottoressa Chiara Biasoli, responsabile del Centro Emofilia di Cesena – presentano molto frequentemente alterazioni funzionali a carico del distretto muscolo scheletrico, causate da ripetuti sanguinamenti articolari che portano all’instaurarsi di una precoce “artropatia emofilica”, fortemente invalidante. Di qui la necessità da parte del centro emofilia di coordinare un team multidisciplinare medico e infermieristico che comprende i settori di ortopedia, fisiatria, fisioterapia, psicologia, odontoiatria, laboratorio analisi per diagnosi e monitoraggio trattamento terapeutico, farmacia. Tutte queste professionalità garantiscono una presa in carico del paziente a 360 gradi. Fondamentale è anche la collaborazione fornita dall’associazione di pazienti che condivide programmi di prevenzione, informazione e formazione rivolta ai pazienti e agli operatori sanitari sul tema specifico delle malattie emorragiche congenite”.
“Nel caso del paziente in specie – conclude il dottor Biguzzi – la grave artropatia non consentiva la deambulazione senza ricorrere ad ausili e necessitava di terapia antalgica importante. La proficua collaborazione con tutti gli attori coinvolti ha permesso l’esecuzione dell’intervento in prossimità della residenza del paziente che, a partire dalla settimana successiva l’intervento stesso, ha proseguito il trattamento di riabilitazione nelle strutture pubbliche adiacenti la residenza. Il paziente continuerà ad essere seguito dai professionisti del team per proseguire le terapie preventive”.