Roma, 18 agosto 2022 – Anaao Assomed e Anaao Giovani esprimono totale disappunto e sconcerto rispetto all’accordo che il Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha stipulato con una cooperativa (leggi lavoro interinale) della Repubblica di Cuba per il reclutamento di circa 500 medici, al fine di colmare carenze croniche di organico dei nosocomi calabresi.
Un ennesimo segnale della difficoltà in cui versa la sanità pubblica ma anche della fantasia creativa delle Regioni che si illudono di trovare soluzione a problemi strutturali attraverso provvedimenti estemporanei, dal vago sapore elettorale. Grazie anche all’assenza della Politica, oggi affaccendata in tutt’altre faccende dettate dalla campagna elettorale e dimentica dello stato agonico del sistema pubblico di erogazione delle cure.
E così siamo arrivati a cercare medici all’estero, addirittura oltreoceano. Cuba, fino ad oggi meta di vacanzieri italiani, diventa il luogo cui rivolgersi per colmare una carenza che ha raggiunto livelli insostenibili in tutto il Paese, specie nelle regioni del Sud, come la Calabria.
La trovata del Presidente Occhiuto ha costi non leggeri (3500 euro metti al mese +1200 di rimborso spese + benefit vari) ed evidenti difficoltà, dalla necessità di formazione aggiuntiva, alla diversità di lingua, alla non semplice integrazione in un sistema di cure sostanzialmente diverso da quello cubano. Senza contare i problemi medico legali, quali la responsabilità professionale e il riconoscimento dei titoli di studio.
Il problema di fondo, però, è se i soldi del FSN, o comunque dei bilanci regionali, provenienti dalle tasse degli italiani, possono essere spesi a favore di cooperative (ancora!!) estere che non assicurano alcun ritorno fiscale o previdenziale per le casse delo Stato. Soldi che trovano vincoli burocratici quando devono essere impiegati per chi nel sistema sanitario lavora, soffre e non è più convinto di restare, ma facili per le cooperative.
E, poi, veramente non ci sono alternative? Forse il Presidente Occhiuto non sa che la legge 145/ 2018, meglio conosciuta come “DL Calabria”, permette ai medici in formazione specialistica di partecipare, a partire dal 3°anno di corso, ai concorsi ospedalieri e di essere assunti a tempo determinato con automatica conversione del contratto a tempo indeterminato al conseguimento del titolo di specializzazione.
Una legge ampiamente utilizzata in diverse regioni italiane, che vede oltre il 90% degli specializzandi favorevole a questa opportunità lavorativa e formativa. Ma l’Università degli Studi di Catanzaro boicotta, con motivazioni pretestuose, il reclutamento degli speciaizzandi nelle strutture sanitarie calabresi, non concedendo il nulla osta, in barba anche al recente accordo quadro Stato-Regioni.
Eppure oltre 500 medici specializzandi, con un know-how di conoscenze già integrate nel SSN sarebbero ben lieti di lavorare stabilmente in Calabria coronando il loro cammino professionale. Assicurando una boccata d’ossigeno al sovraccarico di lavoro dei medici calabresi e ponendo fine a situazioni vergognose come la recente odissea sanitaria dell’80enne di Soverato con aneurisma o la solitudine del Primario del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Vibo Valentia, da giorni unico medico in servizio.
E c’è anche la possibilità di seguire la strada del Veneto, garantendo una retribuzione adeguata alle prestazioni aggiuntive dei medici in servizio, specie in pronto soccorso, e una corretta costruzione dei fondi contrattuali che incrementi il loro salario accessorio. Magari utilizzando i viaggi a Cuba come benefit aziendale.
La Calabria è all’ultimo posto per l’esigibilità dei livelli essenziali di assistenza, paga 304 milioni di mobilità passiva in un anno con cittadini che migrano anche per interventi definiti “a bassa complessità”, addirittura per il parto, ha meno posti letto della media nazionale, è penalizzata dalla ripartizione del FSN. Nessuno nega la gravità della situazione.
Chi, però, ha a cuore lo stato degli ospedali pubblici, stremati dalla carenza di medici, come di altre figure professionali, eviti soluzioni ad effetto, facili quanto sbagliate, e usi le leggi dello Stato per richiamare l’Università ai suoi doveri insieme con la leva retributiva a favore dei Medici in servizio, l’ultimo pilastro per evitare la bandiera bianca e il deserto sanitario.