A cura del dott. Fausto D’Agostino, Specialista in Anestesia e Rianimazione, Policlinico Umberto I – Roma
Vi parlerò della rianimazione cardiopolmonare e tratterò quali sono le principali manovre salvavita, che sono fondamentali per la sopravvivenza.
L’arresto cardiaco può colpire chiunque in qualsiasi momento e luogo, infatti, sappiamo che il 75% degli arresti cardiaci avvengono nelle nostre case, per questo è importante imparare queste tecniche.
I minuti sono preziosissimi, perciò nell’attesa del soccorso avanzato degli esperti, dobbiamo intervenire noi subito. Di fronte a un sospetto arresto cardiaco, non bisogna aspettare perché in questa condizione il tempo in cui si interviene è un fattore fondamentale che determina l’esito di vita di quella persona! La cosa principale da evitare è non agire!
Vista la condizione di emergenza sanitaria da Covid-19, vogliamo soffermarci sulle accortezze da tenere nel soccorrere una persona che potrebbe essere potenzialmente infetta, anche perché è veramente difficile saperlo. Per questo motivo, risulta di fondamentale importanza imparare a fare le manovre di primo soccorso in sicurezza, trattando tutte le persone che potremmo soccorrere come infette, anche se non lo sono.
Una persona affetta da coronavirus generalmente non va in arresto cardiaco per problemi di cuore, ma come conseguenza di una crisi respiratoria grave. Nelle persone affette da Covid-19 si mantiene la sequenza della rianimazione cardiopolmonare standard con alcune raccomandazioni, come vi descriveremo attraverso 4 semplici step.
1° step: sicurezza della scena e personale
Prima di tutto, per evitare che possa succedere qualcosa di grave anche al soccorritore, bisogna valutare che il luogo in cui si trova la vittima sia sicuro. Quindi non si intervenire quando le condizioni ambientali possono essere pericolose, ad esempio nei casi di incendio, oppure sull’autostrada, e in tutte quelle situazioni in cui è fondamentale prima l’intervento dei vigili del fuoco o delle forze dell’ordine.
In questo periodo di emergenza sanitaria, oltre alla mascherina che siamo abituati a portare, poiché sappiamo che il contagio avviene attraverso la saliva, è necessario avere sempre con se dei guanti monouso, che vanno indossati prima di avvicinarsi alla vittima.
2° step: valutazione dello stato di coscienza
La persona che è in arresto cardiaco, non ci dice “Sono in arresto cardiaco”, ma questo lo possiamo valutare noi, seguendo una serie di semplici passaggi. Tutti coloro che vanno in arresto cardiaco (infetti o non infetti) perdono coscienza, ma dobbiamo escludere che ciò sia dovuto ad altre cause, che possono essere più o meno gravi. In qualunque caso, è importante allertare il sistema di emergenza.
Il soccorritore deve valutare se la vittima ha ancora segni di vita e reagisce agli stimoli esterni. Se l’ambiente è sicuro, ci si avvicina alla vittima e si valuta se la persona è cosciente, scuotendola in maniera energica, ma non traumatica, con un pizzico delicato vicino al collo e poi la si chiama a voce alta. Se non reagisce e non risponde bisogna comunque gridare aiuto.
3° step: valutazione del respiro – chiamata al sistema di emergenza
Bisogna guardare se il torace e l’addome si muovono. Per vedere se il soggetto respira, ci possiamo aiutare appoggiando una mano sul torace. Se non si osserva un sollevamento della mano sul torace, significa che il soggetto è in assenza di attività respiratoria.
A questo punto, se la persona non risponde e non respira è fondamentale allertare (o far allertare) i soccorsi chiamando il 118 o il 112. Ognuno di noi adesso ha uno strumento fondamentale che è il cellulare, compone il numero dell’emergenza e si mette in ascolto dell’operatore, che può aiutare il soccorritore.
Ricordiamoci che gli operatori del 118 o 112 sono in grado di guidarci a distanza, sia nelle valutazioni che nelle manovre, lasciando il cellulare in vivavoce accanto a noi o usando gli auricolari.
Quindi, anche se non ci sentiamo in grado, siamo in ansia, siamo in una situazione di stress emotivo, abbiamo fatto un corso ma ci siamo dimenticati, l’operatore del 118 che rimane al telefono con noi, ci può rassicurare e guidare nelle operazioni corrette.
4° step: rianimazione cardiopolmonare
È questo il momento in cui dobbiamo attivarci! Dobbiamo pensare che l’organismo di quella persona non è più in grado di far circolare ossigeno per mantenere in vita il cervello e il cuore stesso. Per questo ci pensiamo noi con la Rianimazione Cardiopolmonare.
Il paziente deve stare sdraiato in posizione supina e su una superficie rigida. Nella forma convenzionale, bisognerebbe fare 30 compressioni a livello toracico e 2 ventilazioni, cioè due insufflazioni bocca a bocca.
Ma in questo momento, che non sappiamo se la persona è contagiata o meno da Coronavirus, la raccomandazione è di eliminare la ventilazione bocca a bocca. Si esegue quindi la cosidetta Hands only CPR, cioè la rianimazione cardiopolmonare esclusivamente con il massaggio cardiaco. Ricordiamo ancora che è importante l’utilizzo sia dei guanti che della mascherina durante le manovre rianimatorie. Se il soggetto che è in stato di arresto cardiaco non porta la mascherina, possiamo utilizzare un panno qualsiasi.
Per le compressioni bisogna mettere le mani sulla metà inferiore dello sterno, al centro del torace; le mani vanno messe una sopra l’altra, con le dita incrociate; le braccia vanno tenute perpendicolari al terreno ed estese; noi ci dobbiamo protendere con il busto leggermente in avanti e, sempre per motivo di precauzione, il nostro viso deve essere rivolto verso i piedi della vittima e non verso il volto. Comprimiamo il torace in maniera veloce e profonda, senza mai interrompere le manovre e senza aver paura di spingere troppo.
Le linee guida dicono di eseguire 100-120 compressioni al minuto con una profondità di 5-6 cm, consentendo che il torace torni alla posizione di partenza dopo ogni compressione.
A questo punto vi chiederete, “fino a quando bisogna continuare con il massaggio cardiaco?” Si possono verificare varie condizioni:
- Nella migliore delle ipotesi il paziente si rianima, inizia a muoversi, quindi siamo stati bravissimi e smettiamo.
- Oppure, possono arrivare gli operatori sanitari che abbiamo chiamato prima o qualcuno più esperto di noi, quindi lasciamo a loro il compito di continuare il massaggio.
- Terza eventualità, potremmo essere stanchi e avere la possibilità di un sostituto. Infatti questa attività è faticosa, per cui, se possibile, è importante darsi il cambio frequentemente. In questo modo è più facile mantenere una migliore qualità delle compressioni toraciche.
Il defibrillatore
A questo punto vediamo cosa è e come funziona un defibrillatore semiautomatico (DAE). Una volta capito che la vittima è in arresto cardiaco, nella chiamata ai soccorsi è importante anche richiedere un defibrillatore.
Che cosa è? È un dispositivo elettronico che consente di riconoscere e interrompere le eventuali aritmie maligne responsabili dell’arresto cardiaco tramite l’erogazione di una scarica elettrica. Il defibrillatore quindi è una componente aggiuntiva alle compressioni, non le sostituisce. Tramite corsi specifici si impara il suo facile utilizzo.
Vediamo come funziona passo dopo passo:
- appena arriva il dispositivo, apro la scatola e l’accendo; seguo le indicazioni vocali e visive che mi indica;
- applico una piastra sotto la clavicola destra e una sotto l’ascella sinistra come indicato chiaramente su ognuna di loro;
- connetto le placche al dispositivo;
- non tocco più il malato, perché il defibrillatore analizza il ritmo per l’eventuale scarica elettrica;
- controllo che nessuno stia a contatto con il paziente ed erogo la scarica quando sento il segnale sonoro e quando si illumina il pulsante specifico.
Come precedentemente detto, con questa scarica il dispositivo può resettare il ritmo del cuore e ridarci un ritmo normale. Appena defibrillato, si devono riprendere le compressioni toraciche.
Ogni 2 minuti, il defibrillatore mi richiede di ripetere tutta la sequenza. Eseguo il tutto finché non arriva il soccorso avanzato.