Recenti casi di arresto cardiaco nell’Aretino hanno avuto esito positivo grazie allo strumento utilizzato dal 118. Ecco i dettagli
Arezzo, 14 agosto 2018 – Stanno meglio i due aretini 50enni soccorsi nei giorni scorsi in seguito ad arresto cardiaco e trattati con il massaggiatore automatico dal 118. In particolare, in un caso era presente l’infermiere e nell’altro medico e infermiere. Uno dei due aretini è già ricoverato in Utic all’ospedale San Donato e le sue condizioni sono buone, l’altro in Rianimazione sotto sedazione ma stabile.
Il massaggiatore automatico è uno strumento che consente, a chi viene colpito da arresto cardiaco, di poter accedere a percorsi terapeutici fino ad ora impensabili: il paziente viene portato al San Donato e sottoposto a coronarografia a cuore fermo oppure viene indirizzato a Siena o Firenze per il percorso ECLS, una tecnica di circolazione extracorporea utilizzata in ambito di rianimazione per trattare pazienti con insufficienza cardiaca e/o respiratoria acuta grave.
Senza massaggiatore automatico queste due opportunità non sarebbero state possibili in quanto il paziente non poteva essere spostato dal luogo del soccorso. Adesso, con questo strumento, il massaggio è più efficace (la macchina non si ‘stanca’ e consente un’azione costante) e inoltre il paziente può essere trasportato in ospedale per le cure necessarie.
Il massaggiatore automatico è in uso alla Asl Toscana sud est da inizio 2018. E’ in corso una gara regionale per l’acquisto di questi strumenti ma intanto l’Azienda può utilizzare quelli delle associazioni di volontariato.
“L’arresto cardiorespiratorio al di fuori dell’ospedale è gravato da un’elevata mortalità – spiega Leonardo Bolognese, direttore Cardiologia – In molti casi la causa dell’arresto è un’aritmia potenzialmente fatale, conseguenza di un’ischemia acuta cardiaca. La possibilità di rianimare il paziente sul territorio con l’ausilio del defibrillatore e il pronto invio in sala emodinamica per ricanalizzare il vaso responsabile dell’infarto ha radicalmente e favorevolmente cambiato la prognosi di questi pazienti. In alcuni casi, nonostante la defibrillazione, non si assiste alla ripresa dei parametri vitali. In questi casi, oggi, abbiamo la possibilità di intervenire con un dispositivo esterno che consente un massaggio cardiaco costante ed efficace, mantenendo una circolazione sufficiente durante il trasporto del paziente in ospedale. La disponibilità di un simile dispositivo arricchisce e rende ancora più efficiente la nostra rete integrata dell’emergenza-urgenza cardiologica, come dimostrato dai recenti casi trattati”.
“E’ stato tracciato un percorso importante che parte dal territorio e arriva nel nostro ospedale – dichiara Marco Feri, direttore Rianimazione – Il paziente trasportato al San Donato per arresto cardiaco e sottoposto all’azione del massaggiatore automatico, viene dapprima ricoverato in Emodinamica e poi in Rianimazione. Da noi, l’obiettivo viene spostato dal ritmo cardiaco alla funzionalità degli organi. Ci auguriamo che i massaggiatori automatici diventino sempre più diffusi e utilizzati. Ogni singola vita salvata è per noi un importantissimo traguardo”.
“Il massaggiatore automatico deve diventare bagaglio di ogni mezzo di soccorso, e noi stiamo lavorando con questo obiettivo – dichiara Massimo Mandò, direttore Emergenza-Urgenza – Il motivo è semplice: dobbiamo cercare di salvare più vite possibili, e questo non può dipendere dalla fortuna di avere un mezzo dotato di massaggiatore automatico invece che uno sprovvisto. Nella catena dei soccorsi, ogni anello è fondamentale per il suo funzionamento. Le vite si salvano perché ogni passaggio funziona al meglio, a partire dal cittadino che soccorre. In provincia di Arezzo i risultati sono ottimi e ci fanno ben sperare per il futuro”.