Roma, 10 dicembre – Numerosi e recenti studi dimostrano che il processo di invecchiamento non segue un percorso uniforme e omogeneo. Sono molteplici, infatti, i fattori che influenzano l’invecchiare: patrimonio genetico, educazione ricevuta e acquisita, esperienze vissute, malattie e traumi subiti, caratteristiche del contesto familiare e sociale, interessi, curiosità. La vita sessuale – dicono gli esperti – può condizionare in misura importante la qualità della nostra esistenza, non solo in termini di benessere ma anche di longevità. Negli ultimi decenni, il miglioramento delle condizioni e della qualità di vita delle persone anziane ha portato ad un maggiore interesse scientifico verso il tema della sessualità – intesa come parte integrante della salute psicofisica dell’individuo che invecchia – in età senile. Sono stati in questo modo abbandonati alcuni stereotipi e false credenze, che, per lungo tempo, hanno considerato l’anziano come una persona “inadeguata” alla vita erotica. Ne abbiamo parlato con Francesco Lombardo, endocrinologo e andrologo al Policlinico Umberto I di Roma nonché esperto dei disturbi sessuali maschili (come la riduzione del desiderio, l’eiaculazione precoce, la disfunzione erettile).
Quali sono le principali novità in materia di invecchiamento e salute sessuale?
Fin dal 1950 Kinsey notava che l’attività sessuale può continuare anche in tarda età, pur riducendosi la frequenza dei rapporti sessuali sia nei maschi che nelle femmine. Questo può essere dovuto ad una diminuzione della libido che spesso è legata ad atteggiamenti ed aspettative più che a limitazioni fisiche e funzionali. E se l’anziano convive in famiglia con i figli e i nipoti, subisce un’influenza negativa ancora maggiore arrivando a limitare alla sola espressione sentimentale la propria sessualità. Parlare di sessualità nell’anziano significa affrontare la sua identità e in particolare le difficoltà che in questa fase della vita incidono su una realizzazione del sé soddisfacente, in rapporto alle modificazione corporee legate all’invecchiamento. Con il normale processo di invecchiamento, le persone hanno bisogno di più tempo per raggiungere l’eccitazione sessuale. Oggi parlare di sessualità nell’anziano non deve essere più un tabù, in quanto una vita sessuale soddisfacente è una componente essenziale della qualità della vita; infatti, le persone soddisfatte della propria vita sessuale sono meno soggette alla depressione, all’ansia, al sentimento di ostilità e ad altri disagi come la fatica e le cefalee e che la realizzazione sessuale aumenta l’autostima.
Quanto l’aumento del benessere psicofisico deriva dall’attività sessuale?
Il falso stereotipo dell’asessualità nell’età adulta è dannoso poiché interferisce con la salute ed il benessere di milioni di persone. La maggior parte degli anziani affronta infatti la sessualità mantenendo un silenzio discreto, con conseguenze negative, le persone anziane possono, invece, vivere positivamente la loro sessualità sfatando dunque tali pregiudizi condizionanti. Studi recenti evidenziano che le modificazioni del comportamento sessuale nell’anziano, quando si traducono in una riduzione dell’affettività e/o del contatto sessuale, correlano con una maggiore insoddisfazione della propria qualità di vita e con l’insorgenza di problematiche psico-fisiche. È fondamentale, quindi, rimuovere il preconcetto dell’effetto negativo che alcune patologie (per es., malattie e interventi sulla prostata o sull’apparato genitale femminile, incontinenza urinaria) eserciterebbero sull’attività sessuale, in quanto oggi, con le terapie adeguate, è possibile permettere il ripristino di una sessualità soddisfacente, con ripercussioni positive sul tono dell’umore e sulle performance relazionali.
Quali suggerimenti per vivere meglio il sesso nella terza età?
Considerato che diamo per scontato che sessualità nella terza età faccia bene, appare ovvio che la prima regola deve essere sentirsi liberi e convinti di aver diritto a vivere la propria vita sessuale. Le modificazioni del proprio corpo legate all’invecchiamento non devono spaventare ed eventuali malattie che possono associarsi ad una ridotta sessualità (ad esempio il paziente diabetico con difficoltà erettive) devono essere riportate al proprio medico curante al fine di instaurare al più presto un adeguato trattamento. Bisogna superare i preconcetti e la vergogna di relazionarsi col professionista di queste problematiche per evitare i sopracitati problemi di depressione ed isolamento sociale, soprattutto con il rischio di non trattare una condizione che alla lunga può precorrere problemi di salute più gravi.
Quali sono i principali cambiamenti sessuali con l’invecchiamento?
Nella donna la maggior parte delle modificazioni sessuali sono conseguenti alla riduzione della produzione estrogenica e si verificano maggiormente in occasione della menopausa, coinvolgendo ad esempio, la fase di eccitamento (causa della diminuzione degli ormoni vi è un assottigliamento della mucosa vulvo-vaginale e l’elasticità della vagina risulta minore e la lubrificazione vaginale avviene con qualche minuto di ritardo), la fase di plateau (dovuta a un minore sollevamento dell’utero ), la fase di risoluzione (la decongestione è più rapida).
Nell’uomo i principali cambiamenti riguardano la fase di eccitamento (erezione non completa), la fase di plateau (più lunga nel soggetto anziano rispetto al giovane), la fase orgasmica (avviene in un solo tempo invece che in più tempi), la fase di risoluzione in quanto la detumescenza peniena è più rapida.
Quanto influisce la diminuzione del testosterone in una sana salute sessuale nell’anziano?
Il deficit androgenico colpisce almeno la metà degli uomini dai 50 anni in su. I livelli di testosterone totale si riducono con l’età con un stima attorno ai 100 ng/dl [3,5 nmol/l] per decennio dopo i 50 anni di età.
Con l’età, quindi, si assiste alla perdita del ritmo circadiano del LH, del testosterone e del testosterone biodisponibile, causata dalla riduzione dell’ampiezza e della frequenza della secrezione pulsatile. In genere, negli uomini anziani. Il sintomo più frequente di ipogonadismo è la riduzione della libido, che è correlata direttamente con i livelli di testosterone). Sebbene la “potenza” non dipenda dalla concentrazione dell’ormone, una riduzione marcata della libido provoca la disfunzione erettile. L’ipogonadismo maschile può causare anche la comparsa di astenia, perdita di energia, debolezza muscolare e una riduzione del senso di benessere. Nei casi più gravi, si arriva sino alla perdita dei peli corporei e delle caratteristiche secondarie maschili, alla riduzione delle dimensioni e della consistenza dei testicoli, al rallentamento dell’eccitazione. L’erezione si presenta, quindi, meno energica e meno duratura e i tempi di latenza tra un’eiaculazione e l’altra sono più lunghi. Il trattamento dell’ipogonadismo, quindi, si basa sulla terapia con il testosterone (previa valutazione dell’emocromo, assetto epatico, dosaggio del PSA totale e libero, prima dell’inizio e durante la prosecuzione del trattamento) in varie formulazioni: quella maggiormente utilizzata è quella intramuscolare seguita poi dalla via transdermica. Tale terapia ha effetti benefici migliorando la libido, la forza muscolare, il senso di benessere generale e l’umore.
Quali sono i segreti per avere una buona salute sessuale durante l’invecchiamento?
A parte le solite indicazioni su un sano stile di vita, è fondamentale continuare ad avere un grande entusiasmo e non pensare che l’amore, l’innamoramento ed una sana vita sessuale siano cose esclusivamente da giovani.
fonte: ufficio stampa