Anziani e incontinenza, oltre il 60% dei caregiver a rischio depressione

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Ancona, 1 dicembre 2017 – Dai servizi sanitari per le persone con incontinenza, alla salute di chi ne è affetto, fino ai giudizi dei familiari che prestano assistenza. Sono i temi approfonditi da una ricerca dell’INRCA – l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico per Anziani – tesa sia a stimare il carico di lavoro sopportato dai caregiver familiari, coloro che si occupano dei propri congiunti anziani, sia a valutare le caratteristiche e il gradimento del servizio di fornitura degli ausili assorbenti, oltre all’impatto sulle finanze delle famiglie.

“Per tracciare le linee di indirizzo di un più efficace sistema di cure intorno all’incontinenza – spiega il Direttore scientifico dell’INRCA Fabrizia Lattanzio – è necessario ascoltare le esigenze di chi si confronta ogni giorno con le sue conseguenze. Dall’indagine emerge che per le famiglie le ricadute psicologiche ed economiche dell’incontinenza sono complesse, infatti quasi l’80% dei familiari, di cui quattro su cinque sono donne, assiste i propri cari non autosufficienti nelle attività quotidiane legate al disturbo, circa il 65% giudica cattivo il proprio stato di salute e più del 60% è a rischio depressione”.

Lo studio, della durata di sei mesi, è stato condotto mediante questionari su un campione di 101 familiari di anziani con incontinenza nelle sedi INRCA di Ancona e Fermo. Poco meno del 70% ha dichiarato di non poter scegliere la modalità di consegna e il 57% il tipo di prodotto (modello e grado di assorbenza), mentre il 74% non ne conosce le caratteristiche e non è stato informato sul corretto utilizzo. Il 30% degli intervistati giudica poco chiaro e farraginoso l’iter burocratico per richiederli. Il 67% inoltre ritiene insufficiente la quantità di ausili erogati dai servizi sanitari (60 pezzi al mese) e si vede costretto ad acquistarne di tasca propria di migliore qualità, per una spesa media di 145 euro al mese. La spesa sale fino a 960 euro mensili se si assume personale privato per l’assistenza continuativa, come igiene personale, cambio del pannolone e cura della pelle, costi che vengono sostenuti a prescindere dal reddito, a dimostrazione dell’impossibilità di rinunciare al servizio.

“In Italia – spiega Sara Santini, del Centro ricerche socio-economiche sull’invecchiamento dell’INRCA e coautrice dello studio – non c’è un unico modello di assistenza sanitaria per chi soffre d’incontinenza. I servizi variano a seconda delle regioni, con differenze tra singole province dove, in molti casi, l’assistenza si limita all’erogazione dei prodotti assorbenti, talvolta in quantità e qualità non soddisfacenti e senza un reale sistema di formazione e supporto”.

Ad Ancona, ad esempio, gli ausili sono ritirabili in farmacia, mentre a Fermo vengono recapitati a domicilio. “La modalità di distribuzione – aggiunge la sociologa – ha un impatto significativo sul modo in cui le famiglie percepiscono il sostegno dei servizi sanitari, infatti ben il 65% di chi li ritira in negozio si sente poco supportato”.

Per migliorare i servizi si potrebbe intensificare l’assistenza domiciliare e offrire corsi di formazione per badanti e caregiver. È necessario inoltre individuare un criterio unico di valutazione del disturbo, per evitare errori e ritardi lungo il percorso di assegnazione degli ausili. Per garantire agli utenti la libera scelta dei prodotti inoltre, si potrebbe prevedere un budget personale.

La salute degli anziani. Solo il 53% si rivolge allo specialista per una diagnosi del disturbo e l’11% assume farmaci per controllarlo. Gli anziani che soffrono d’incontinenza presentano un quadro clinico talvolta complesso, con multi-cronicità e prevalenza di patologie neurologiche (53,5%) e cardiocircolatorie (15,3%).

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