Prof. Claudio Ferri, past president della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa (SIIA): “La presunta relazione tra forme gravi di infezione da COVID-19 e l’assunzione di questi farmaci ad oggi non è supportata da studi clinici o epidemiologici”
Milano, 13 marzo 2020 – “I pazienti ipertesi non devono modificare o abbandonare la terapia antipertensiva, che si è dimostrata nel corso del tempo in grado di proteggere le persone dal rischio di gravi complicanze cardiovascolari, quali l’infarto miocardico, lo scompenso cardiaco, la morte improvvisa e l’insufficienza renale”.
È la raccomandazione della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa-Lega Italiana contro l’Ipertensione Arteriosa (SIIA), in riferimento a quanto pubblicato nei media sulla presunta relazione tra assunzione della terapia farmacologica antipertensiva (ACE-inibitori, sartani) e rischio di infezione da coronavirus, con la possibilità di sviluppare forme gravi di COVID-19.
“Allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, questa relazione rappresenta solamente una ipotesi di lavoro e di ricerca, che non deve assolutamente portare il paziente iperteso a sospendere la terapia antipertensiva – afferma il prof. Claudio Ferri, past president SIIA e Direttore della Medicina Interna presso l’Università degli Studi dell’Aquila – Come tutte le ipotesi, questa presunta relazione dovrà essere sottoposta al vaglio della ricerca clinica, che la SIIA sosterrà con vigore e determinazione sia nell’ambito italiano che internazionale attraverso collaborazioni, con l’obiettivo di raccogliere dati scientificamente attendibili nel più breve tempo possibile”.