Le infezioni antibiotico-resistenti e quelle correlate all’assistenza hanno un impatto enorme sul nostro sistema sanitario nazionale. Si stima che ogni anno in Italia siano responsabili di 2,7 milioni di ricoveri per un costo diretto complessivo che ammonta a circa 2,4 miliardi di euro
Bagno a Ripoli (Firenze), 31 maggio 2024 – Rapidi, precisi e affidabili. Grazie a test diagnostici innovativi è oggi possibile individuare, nel giro di poche ore, non solo gli agenti patogeni responsabili di un’infezione, ma anche a quali farmaci sono sensibili. Utilizzati in maniera appropriata, questi nuovi strumenti diagnostici potrebbero ridurre i decessi per infezioni resistenti agli antibiotici di ben il 30% permettendo di individuare in tempi rapidi il farmaco idoneo. Questo si tradurrebbe per il nostro Paese in circa 3.300 vite salvate ogni anno.
Ne sono convinti gli esperti riuniti in occasione della presentazione del nuovo Polo di Ricerca & Sviluppo, a Bagno a Ripoli in provincia di Firenze. Un investimento che apre uno spazio nuovo nella ricerca in Italia in questo ambito. L’Italia è infatti considerata “maglia nera” in Europa per antibiotico-resistenza con ben 11mila decessi registrati in un anno.
“Nell’Unione Europea più di 670mila infezioni sono dovute a batteri resistenti agli antibiotici, mentre circa 33mila persone muoiono come diretta conseguenza di queste infezioni – sottolinea Maurizio Sanguinetti, direttore del Dipartimento Scienze di Laboratorio e infettivologiche, direttore della UOC Microbiologia, Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, ordinario di Microbiologia all’Università Cattolica – L’Italia è il primo paese europeo per numero di morti per l’antibiotico-resistenza, un terzo dei quali prevenibili grazie un approccio proattivo all’individuazione e al trattamento mirato di agenti patogeni resistenti”.
Oggi, infatti, la sola prevenzione non basta più. “Siamo arrivati al punto che per contrastare l’avanzata dei cosiddetti ‘super-microbi’, batteri e funghi che hanno imparato a resistere a molti degli attuali trattamenti disponibili, abbiamo bisogno di ricorrere a strategie diagnostiche innovative ed all’avanguardia, che consentono di individuare in tempi rapidi farmaci in grado di sconfiggerli – evidenzia Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani (AMCLI) – Secondo le nostre stime con questi nuovi test diagnostici si potranno ridurre i decessi di oltre il 30%”.
Il vantaggio non riguarda solo vite umane risparmiate, ma anche preziose risorse economiche che il Servizio Sanitario Nazionale potrebbe investire diversamente per migliorare la sua risposta ai bisogni di salute. “La antibiotico-resistenza e le infezioni correlate all’assistenza hanno un impatto enorme sul nostro sistema sanitario nazionale – spiega Gian Maria Rossolini professore ordinario di Microbiologia e Microbiologia Clinica all’Università degli Studi di Firenze e direttore della Unità Operativa di Microbiologia e Virologia dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria Careggi – Si stima che ogni anno siano responsabili di 2,7 milioni di ricoveri per un costo diretto complessivo che ammonta a circa 2,4 miliardi di euro”.
Quello degli esperti non è un invito a eseguire test diagnostici innovativi “a tappeto”. Le parole d’ordine devono essere appropriatezza e competenze. E soprattutto ricerca. Il problema, infatti, non è che in Italia vengono effettuati pochi test su agenti patogeni, tutt’altro.
“In Italia forse se ne fanno anche troppi – sottolinea Clerici – e in circa il 50% dei casi in modo inappropriato, quando invece sarebbe necessario una gestione dell’infezione più ‘ragionata e tradizionale’. Altra problematica è la carenza di personale qualificato: nonostante le nuove tecnologie abbiano automatizzato le analisi sul campione biologico, servono competenze microbiologiche per interpretarle. Serve dunque personale qualificato e questo è un problema importante, in quanto l’accelerazione tecnologica è più rapida della formazione dei professionisti”.
Inoltre, serve uno sforzo maggiore per la ricerca e lo sviluppo di strumenti diagnostici ancora più sofisticati e di trattamenti più efficaci. “Se le cose non cambieranno, infatti, l’Osservatorio Nazionale sull’antimicrobico resistenza stima che nel 2050 in Italia potrebbero esserci fino a 450mila morti per infezioni”, conclude Rossolini.