a cura del prof. Ercole Concia, Direttore Clinica Malattie Infettive e Tropicali – Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona
In Italia, da anni, si prescrivono troppi antibiotici; il 45-50% dei pazienti ricoverati in ospedale è sottoposto a terapie antibiotiche. Il lavaggio delle mani, misura preventiva di carattere generale è poco praticato soprattutto fra i medici; spesso i nosocomi sono inadeguati sul piano strutturale.
L’abuso e il maluso degli antibiotici hanno portato ad un incremento rilevante delle resistenze batteriche. Tale situazione è particolarmente grave anche in relazione alla netta riduzione nella ricerca di nuovi farmaci da parte delle aziende farmaceutiche.
In Italia è in atto, in molti ospedali, una vera epidemia di infezioni, anche gravi (sepsi, polmoniti) sostenute da Klebsiella pneumoniae produttrice di enzimi di resistenza detti carbapenemasi (KPC). Tali microrganismi sono eradicabili da pochissimi antibiotici (colimicina, fosfomicina, tigeciclina e, talora, gentamicina). La terapia di tali infezioni è basata sull’uso di associazioni.
Recentemente è stata introdotta in commercio la fosfomicina, un farmaco che potrà rivelarsi estremamente utile in tali ambiti terapeutici vale a dire la terapia delle Klebsielle multiresistenti. Tale antibiotico presenta un ampio spettro d’azione, diffonde bene nell’organismo ed è ben tollerato. Dovrà essere usato in associazione al altri antibiotici quali i carbapenemi, gli aminosidi o la colimicina.
Studi in vitro dimostrano che, spesso, con la fosfomicina si ottengono importanti sinergie di azione. Ricordiamo che, se non trattate correttamente la mortalità nelle infezioni sostenute da batteri multiresistenti è elevata (40-50 %). È necessario pertanto mettere in atto delle misure volte a razionalizzare l’uso degli antibiotici, a migliorare le norme di igiene sanitaria e approntare dei protocolli condivisi di terapia.
fonte: ufficio stampa