Roma, 17 agosto 2023 – Da maggio ad oggi si contano in Italia 20 decessi per annegamento, di cui 7 bambini. Ogni anno nel nostro paese sono circa 400 le persone che muoiono annegate nelle acque della penisola. I numeri arrivano dalla Società Italia di Medicina Ambientale (SIMA), che ricorda come nel mondo i decessi per annegamento ammontino a 2,5 milioni nell’ultimo decennio.
“Negli anni ’60 si stimavano in Italia circa 1.400 decessi per annegamento ogni anno, cifra che è andata progressivamente a diminuire fino a stabilizzarsi dagli anni ’90 in poi, con un trend oramai costante pari a circa 400 incidenti fatali l’anno – spiega il presidente Alessandro Miani – Si stima che ogni anno nel mondo 236mila persone muoiano per annegamento, per un totale di circa 2,5 milioni di decessi nell’ultimo decennio. Gli incidenti avvengono in mare aperto, nei fiumi ma anche in piscine alte pochi centimetri e nelle vasche da bagno di casa. Le vittime più frequenti, secondo l’OMS, sono i bambini tra 1 e 4 anni, seguiti da quelli di età compresa tra 5 e 9 anni”.
SIMA ricorda poi come sia mare il principale luogo di annegamento (50,3% dei casi), mentre il 41,3% dei decessi avviene nelle acque interne e l’8,3% in piscina. Quanto alle cause, il 28% degli incidenti dipende da malori improvvisi, il 15% da sventatezza, il 14% per cadute in acqua. Il resto è determinato da incapacità di tenersi a galla, tuffi sconsiderati dove il fondale è basso o roccioso.
“Le acque interne di fiumi e laghi possono nascondere grandi insidie – avvisa ancora Miani – Da un lato mulinelli d’acqua e correnti nei fiumi, dall’altro fondali improvvisamente profondi dei laghi e difficoltà a risalire a riva, quando questa è rocciosa, causata da alghe adese alla pietra che la rendono scivolosa. I numeri sui decessi ci dicono che serve più prevenzione in Italia, promuovendo nella popolazione una maggiore consapevolezza circa le norme base di sicurezza e incrementando controlli e divieti”, conclude il presidente SIMA.